Gli astronauti Parmitano, Cristoforetti e Nespoli si sono allenati nelle profonde grotte del complesso montuoso sardo

Chissà se l’astronauta Luca Parmitano fotografando la Sardegna dallo spazio ha ricordato l’intenso periodo di addestramento che ha trascorso sull’Isola. Lì, nel pieno Supramonte, nel cuore del Monte Corrasi, custode al suo interno dei segreti di una natura che in milioni di anni ha scavato e modellato le grotte di Sa Oche e Su Bentu.

L’ingresso è situato nella valle del Lanaitho, in un territorio che abbraccia i comuni di Oliena, Dorgali e Orosei. Qui, tra luci e ombre, ci si perde in antichi labirinti creati nel tempo dall’azione chimica dell’acqua sulle rocce calcaree. Ci si muove tra cunicoli, piccole spiaggette, stalattiti e stalagmiti in un ambiente dove gli astronauti di mezzo mondo, coordinati dall’Agenzia spaziale europea (Esa), sono stati messi a dura prova per simulare alcune situazioni assimilabili alla vita sulla stazione spaziale internazionale.

Da qui sono passati oltre a Luca Parmitano, anche Samantha Cristoforetti e Paolo Nespoli. «L’attività di addestramento è nata nel 2008 grazie alla collaborazione con lo speleologo Marcello Moi e il Gruppo Grotte Nuoresi, che hanno individuato una grotta lunga, ramificata e che non avesse difficoltà tecniche impossibili. Dal 2009 Esa mandò i primi astronauti che furono entusiasti dell’esperienza. Cinesi, giapponesi, canadesi, russi, spagnoli e americani si sono ritrovati fianco a fianco a condividere per la prima volta questa esperienza di training» spiega Renato Daretti, direttore del Corso advanced training solution.

Di circa due settimane la durata dei corsi che prevedevano comunque una fase di preparazione di un mese. Perché lì sotto non si scherza e c’è sempre un livello di pressione fisica e psicologica altissima. Gli addestramenti si sono protratti fino al 2016. Poi sono stati spostati in altri territori e ambienti, ma fonti Esa non escludono che possano ritornare in quei luoghi straordinari e unici. Tra gli speleologi che hanno partecipato alla missione Esa in Sardegna anche Flavio Catte, una delle guide escursionistiche più esperte della zona: «Si è scelto di svolgere gli addestramenti qui in quanto è uno dei punti più selvaggi del Mediterraneo. In queste grotte l’uomo non ha creato camminamenti o scorciatoie per visitare i luoghi, siamo noi che ci dobbiamo adattare alla natura. La nostra intenzione non è di modificarla, ma di cambiare l’approccio delle persone verso mondi diversi da tutti gli altri in cui entrare in punta di piedi per osservare e ammirare silenziosamente la loro magia unica».

 

Davide Mosca

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