Al Mudec di Milano la mostra sul tatuaggio
L’iniziativa è curata da Luisa Gnecchi Ruscone e Guido Guerzoni e indaga sulle origini e la storia di questa pratica dall’antichità ad oggi
Sarà possibile visitarla fino al 28 luglio prossimo al Museo delle Culture di Milano. “Tatuaggio. Storie dal Mediterraneo” questo il titolo dell’iniziativa promossa da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e promosso dal Comune di Milano-Cultura, a cura di Luisa Gnecchi Ruscone e Guido Guerzoni, con la collaborazione di Jurate Francesca Piacenti e la consulenza scientifica del Museo delle Culture, e con Fondazione Deloitte come Institutional Partner della mostra. Oggetti, reperti storici, strumenti, materiali sonori, videoinstallazioni, infografiche, stampe, incisioni, testi e riproduzioni provenienti da svariate istituzioni e raccolte museali, come il Museo archeologico dell’Alto Adige dedicato al ritrovamento dell'”Uomo venuto dal ghiaccio”, il Museo di antropologia criminale “Cesare Lombroso” dell’Università di Torino e il Museo Nazionale delle arti e tradizioni popolari di Roma e il Museo Pontificio, Delegazione Pontificia per il Santuario della Sanata Casa di Loreto, fino alle collezioni private del Queequeg Tattoo Studio & Museo di Gian Maurizio Fercioni a Milano. L’approccio – spiegano gli organizzatori- è un racconto storico-culturale, il Mudec ripercorre in questa mostra alcune tappe fondamentali della storia del tatuaggio, dalle evidenze preistoriche ad oggi, concentrandosi in particolare sull’area mediterranea, ma esponendo anche materiali extra-europei che facilitano la comparazione di un fenomeno globale». Il percorso accoglie il visitatore a partire dalla contemporaneità, in un suggestivo collage caleidoscopico di immagini, colori ed esperienze raccontate da tatuatori/tatuatrici di oggi, che introducono il pubblico alla sfaccettata realtà del tatuaggio contemporaneo e in una continua appropriazione e reinterpretazione di significati e messaggi culturali. «Non si sa esattamente perché il tatuaggio abbia da sempre suscitato tanto fascino sugli esseri umani, né si conoscono le origini e le radici dell’impulso che li attrae verso di esso – spiega la curatrice della mostra e massima esperta italiana di storia del tatuaggio Luisa Gnecchi Ruscone – ma è certo che il gesto di incidere sulla propria pelle un segno indelebile è indissolubilmente legato all’atto primario di fare arte, con qualunque strumento, e probabilmente questo mistero è ancora oggi parte integrante del suo fascino ”. Parimenti il co- curatore Guido Guerzoni sottolinea che “per la prima volta sono presentati i sorprendenti materiali italiani, che documentano la persistenza millenaria di una tradizione tricolore che dall’antichità è giunta intatta sino alla metà del Novecento, a dimostrazione del fatto che il tatuaggio non è un’esotica invenzione polinesiana ma una pratica che non è mai scomparsa dal territorio europeo e dal bacino mediterraneo».
Davide Mosca