Una visita imperdibile per chi desidera esplorare le infinite possibilità del pensiero creativo.In programma a Orani fino al 3 novembre 2024

 

 

Nell’incantevole cornice del Museo Nivola, si apre una mostra che promette di sfidare le convenzioni e di aprire nuovi orizzonti di interpretazione tra arte, design e spazio. Dal 29 giugno al 3 novembre 2024, il progetto “Pratza ’e domo. Una casa semiotica mai costruita” di Nairy Baghramian invita i visitatori a immergersi in un’esperienza unica, dove i confini tra pubblico e privato, completo e incompleto, arte e design, diventano permeabili e carichi di tensione creativa.

Nairy Baghramian, vincitrice del Premio Nivola per la scultura 2023, ha concepito un progetto che trae ispirazione dall’espressione sarda “Pratza ’e Domo”, che designa lo spazio antistante un’abitazione. Questo spazio non chiaramente delimitato, né del tutto pubblico né privato, diventa il simbolo di una transizione continua, di un luogo di incontro tra il personale e il collettivo. Baghramian esplora questi confini attraverso un concetto sviluppato originariamente nel 2008 con “A semiotic house which was never built” al NAK – Neuer Aachener Kunstverein, in collaborazione con Janette Laverrière e Henrik Olesen. La mostra comprende opere di dodici artisti e designer, tra cui Phyllida Barlow, Nicolas Hsiung, Janette Laverrière, Rosemary Mayer, Win McCarthy, Julie Mehretu, Oscar Murillo, Paulina Olowska, Monika Sosnowska e Mariantonia Urru, che insieme a Baghramian creano un dialogo ricco e stimolante. Ogni opera riflette un frammento di questo spazio utopico, un pezzo di una casa che non esiste se non nell’immaginazione, ma che attraverso l’arte diventa credibile e tangibile. Uno degli aspetti centrali del progetto di Baghramian è l’interesse per i confini tra spazio pubblico e privato, esterno e interno. Questi temi sono esplorati attraverso opere come la nuova scultura “To Let”, montata sulla facciata del museo, in dialogo con quelle di Phyllida Barlow, e l’immagine effimera dell’opera di Win McCarthy “January ’17 Calendar (Der Fuß des Künstlers, 2017)”, che appare come un gesto temporaneo nel poster della mostra.

La fusione tra arte e design è un altro tema cruciale. Opere ibride come la sedia-scultura “Chaise L’Afghane (1987)” di Janette Laverrière, l’abito da lavoro dipinto “Arepas y Tamales (2022)” di Oscar Murillo, e gli sgabelli di Nicolas Hsiung, sottolineano questa intersezione. Baghramian stessa contribuisce con un monumentale tappeto tessuto a Samugheo da Mariantonia Urru, che allude all’idea dello spazio negativo, e con una maniglia-scultura applicata a una porta nel cortile del museo. L’incompiuto e il non realizzato sono temi ricorrenti nelle opere di Baghramian, le cui sculture spesso fragili e incomplete accennano a un disagio, a una difficoltà di adattamento. Questa precarietà si ritrova anche nella casa in costruzione su un albero dipinta da Paulina Olowska e nella struttura di cellophane e nastri di Rosemary Meyer, creando un collegamento tra le varie opere e artisti.

Baghramian è nota per trasformare inviti a mostre personali in esperienze collettive, e questa mostra al Museo Nivola non fa eccezione. Collaborazione e partecipazione sono al centro del suo lavoro, riflettendo sul potenziale utopico e sovversivo del lavoro collaborativo. La mostra ricorda anche la condizione di esiliati di Costantino Nivola e Ruth Guggenheim, fuggiti dall’Italia fascista nel 1938, rievocando temi di esilio e ritorno. La mostra “Pratza ’e domo” non è solo un’esposizione di opere, ma un viaggio concettuale che sfida il visitatore a immaginare spazi nuovi, a vivere il confine tra realtà e utopia, e a riflettere sul potere trasformativo dell’arte e del design. Una visita imperdibile per chi desidera esplorare le infinite possibilità del pensiero creativo.

Davide Mosca

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