Al via i test di un “cucciolo” di robot nelle spiagge sarde
Si tratta di un progetto scientifico denominato “Natural Intelligence for Robotic Monitoring of Habitats” e seguito dai ricercatori dell’Università di Sassari
Un piccolo robot a quattro zampe si aggira per le spiagge del Nord Sardegna. I curiosi e bagnanti lo osservano meravigliati e si chiedono cosa sia, cosa stia facendo. Non possono sapere che quel piccolo automa è il risultato di un progetto scientifico su cui stanno lavorando i ricercatori del dipartimento di Scienze Chimiche, Fisiche, Matematiche e Naturali dell’Università di Sassari. L’Unione Europea ha stanziato un budget di tre milioni di euro per sviluppare sistemi robotici capaci di “uscire” dai laboratori e muoversi in habitat naturali.
La professoressa dell’Università di Sassari, Simonetta Bagella, guida il gruppo di lavoro incaricato di “istruire il robot ad operare negli habitat dunali, identificando e catalogando le specie vegetali e la loro abbondanza, insieme ad altri parametri utili per la definizione dello stato di conservazione di questi sistemi minacciati su scala globale”. L’obiettivo è quello di redigere le linee guida per l’utilizzo di questi sistemi robotici nel monitoraggio ambientale e implementare le nuove tecnologie in tutti i manuali per il monitoraggio di specie e habitat di interesse comunitario in Italia. In questi giorni si stanno svolgendo dunque i test pratici per mettere alla prova il robot sulle dune presenti vicino alle spiagge di Platamona e presso il Parco Nazionale dell’Asinara. «Il cucciolo di robot – fanno sapere i ricercatori – mira a sviluppare nuovi sistemi in grado di sfruttare un corpo basato su tecnologie soft robotiche in grado di adattarsi ad ambienti non strutturati. Questo sarà possibile grazie a specifici algoritmi che costituiranno, in sostanza, la “mente” del robot e che da un lato “faciliteranno la locomozione, rendendola energeticamente più efficiente, più robusta a disturbi e a terreni irregolari e permettendo anche movimenti più ardui, quali salti dinamici o camminare su sentieri ripidi e dall’altro lato renderanno i robot in grado di svolgere in modo (parzialmente) autonomo la missione preposta, ovvero permettendo di muoversi liberamente nell’ambiente, di rimediare a eventuali cadute, e anche di identificare e catalogare le varie specie tipiche degli ambienti naturali sotto analisi”. Il progetto in questione, denominato “Natural Intelligence for Robotic Monitoring of Habitats” è coordinato da Manolo Garbini del Centro Piaggio dell’Università di Pisa.
Davide Mosca