Amerigo Vespucci, la regina dei mari compie 90 anni
Il veliero della Marina militare italiana era stato varato nel febbraio del 1931. Tra le sue tappe anche il blu della Costa Smeralda
Lo dicono in tanti. È lei la nave più bella del mondo. L’Amerigo Vespucci non è soltanto il pezzo pregiato della Marina militare italiana. È l’orgoglio di una intera nazione che si emoziona al suo cospetto. Un capolavoro di stile e ingegneria navale che lo scorso 22 febbraio ha compiuto 90 anni di storia. Un elegante e imponente veliero varato nell’inverno del 1931 che da decenni rappresenta l’Italia che va per mare. Regina indiscussa degli oceani, fa il pieno di fotografie e sguardi estasiati ogni volta che si avvicina alla costa.
L’Amerigo Vespucci è la nave scuola della Marina militare italiana, progettata e costruita per l’addestramento degli allievi ufficiali. Un gioiello di 101 metri con tre alberi e 24 vele, per una superficie velica di 2.635 metri quadrati. Varato a Castellammare di Stabia il 22 febbraio del 1931, lo spettacolare veliero fu subito impiegato per le attività di addestramento. È una delle navi scuola più anziane tra tutte quelle utilizzate dalle marine militari del mondo ed è anche per questo che in mare riceve quasi sempre gli onori dagli equipaggi delle altre navi scuola, molto spesso più giovani.
Il veliero italiano, per le sue attività di addestramento, fa il giro del mondo. E sistematicamente attracca nei porti di tutti i continenti, richiamando sempre un grande numero di curiosi e visitatori. Più volte, negli anni, l’Amerigo Vespucci ha fatto tappa in Gallura, nel nord della Sardegna, navigando anche davanti alle spiagge e alle scogliere della Costa Smeralda. Lo ha fatto anche di recente, come testimonia uno spettacolare video realizzato dalla Marina militare per l’occasione. Nel 2017, invece, l’Amerigo Vespucci era arrivata nel porto della Maddalena, nel cuore dell’omonimo parco nazionale, mentre nel 2019 aveva fatto tappa a Olbia, dopo una entrata trionfale nel golfo olbiese con decine di piccole imbarcazioni all’ombra dei suoi imponenti alberi.
Dario Budroni