Antartide, il 60% delle piattaforme di ghiaccio rischia la frattura
È uno dei tanti effetti del riscaldamento globale. La scoperta porta la firma dei ricercatori della Columbia University
Le cose in Antartide non vanno per il verso giusto. Da troppo tempo gli studiosi stanno facendo i conti con le conseguenze dirette del riscaldamento climatico. L’ultima ricerca dice per esempio questo: il 60 per cento delle piattaforme di ghiaccio potrebbe fratturarsi, con il serio rischio di accelerare il processo di scioglimento della calotta antartica. I risultati della ricerca, che si fonda su una combinazione tra intelligenza artificiale e immagini satellitari, sono stati pubblicati sulla rivista Nature. Uno studio importante che porta la firma dei ricercatori della Columbia University guidati da Ching-Yao Lai.
Una brutta notizia, dunque. Le piattaforme di ghiaccio galleggianti si estendono dalla calotta, che è invece poggiata sul suolo, e hanno una funzione importante: fare da barriera e rallentare il flusso del ghiaccio che dalla calotta scivola verso il mare. «Quando queste piattaforme collassano, i ghiacci della calotta possono fluire più rapidamente verso l’oceano, come è successo in seguito al collasso nel 2002 di gran parte della piattaforma di ghiaccio Larsen B che si è disintegrata in meno di sei settimane – riporta l’Ansa -. Il gruppo ha scoperto che il collasso di Larsen B è stato preceduto da un aumento delle temperature atmosferiche che ha fatto sciogliere la parte superiore del ghiaccio, generando laghetti. L’acqua dei laghetti è scivolata nelle fratture nel ghiaccio creando ulteriori stress che le hanno ingrandite, destabilizzando la piattaforma. Per valutare la probabilità di futuri collassi, i ricercatori hanno mappato le fratture presenti nel ghiaccio, analizzando le immagini satellitari delle piattaforme di ghiaccio con un algoritmo di intelligenza artificiale. Una simulazione ha infine mostrato che se le temperature atmosferiche continueranno ad aumentare il 60% delle piattaforme è a rischio fratture».
Lo scorso inverno, invece, i ricercatori del progetto Thor, a bordo di una nave rompighiaccio, avevano scoperto un nuovo isolotto roccioso, fino a quel momento sconosciuto, e subito battezzato come Isola di Sif. Un grande scoglio che è stato notato per la prima volta proprio perché il ghiaccio che lo ricopriva si sta pian piano ritirando. Anche questo uno degli effetti evidenti del riscaldamento globale.
Dario Budroni