Il corpo vivo della vita
A volte sono toni muscolari – vibranti frementi dissidenti – di audacia evidentissima; a volte maschere rugose di giganti buoni (come nel ciclo pittorico dedicato ai partigiani) celebranti la vecchiaia venerabile, dove la stessa decrepitezza diviene un’aura morale e spirituale che nel tempo migliora, inconsumabile. A volte, frammenti sensualissimi, gesti accesi dal desiderio, movimenti di seduzione; una calza che si infila, una scollatura, un accavallamento di gambe, un laccio che si allarga per far posto all’allaccio dei corpi.
Nel canto della durata, con sapienza pittorica di lungo corso, Antonella Cinelli sceglie il rito abbreviato del realismo e lo abbevera alla fonte dell’antico, ridestando una cultura del sedimento capace di prendere le misure, i tempi di posa, il silenzio dell’aspettazione; quasi che ogni ritratto fosse una prova sartoriale carica di sedute.
Lontana, remota; come il tempo lento delle corti, desueta. Consacrata agli dèi dell’ascolto.
Mani millenarie, macchie sulla pelle, sottovesti di seta. Nuvole rosse in giochi di bambini. Tutto è vivo, tutto è ardente, tutto è qui. Una pittura creaturale che suona le innumerevoli mutevoli libere cangianze: nobile, ubiqua, persistente. Vivo sacrario del quotidiano. Nel vivo della vita, ogni volta rigenerata. Senza polvere, senza tempo, senza età.