Aquaer, l’acqua potabile che nasce dall’aria
Il progetto di Enrique Veiga che fornisce acqua nelle zone aride del Pianeta. Un macchinario che funziona anche ad altri tassi d’umidità
Il cambiamento climatico è innegabile. La notizia del picco di 48 gradi avvenuto a Floridia è un record di cui non ci si può vantare. È il massimo fin qui raggiunto in Europa. Una temperatura che dovrebbe portare a una riflessione su quello che sarà il futuro del Pianeta. L’atteggiamento dell’uomo oggigiorno non è più sostenibile nel lungo periodo, con gravi effetti, alcuni irreversibili, sull’ambiente e, di conseguenza, sul nostro stile di vita che va cambiato. Su questo fortunatamente qualcuno ci sta ragionando, anche grazie alle mobilitazioni collettive che si sono estese a macchia d’olio. Movimenti come Fridays For Future sono stati in questo senso fondamentali nel portare il tema della sostenibilità ambientali sui banchi della politica, sottolineando quanto i prossimi anni saranno decisivi per cambiare i singoli comportamenti per un Pianeta verde e rispettoso delle risorse a disposizione.
Aquaer, trasformare l’aria in acqua
Uno dei temi da affrontare è sicuramente l’approvvigionamento idrico. Una componente essenziale per lo sviluppo di zone abitabili o adatte a certi tipi di mansioni, come l’agricoltura o l’allevamento. C’è chi negli anni si è mobilitato per cercare una soluzione che vada incontro a certi tipi di esigenze, dalle zone aride del Pianeta a dei posti dove l’acqua potabile è inaccessibile. Una compagnia spagnola ha trovato il giusto compromesso in grado di soddisfare questi parametri. Un sistema in grado di estrarre l’acqua dall’aria in modo da distribuirla in aree dove c’è davvero bisogno. L’inventore è Enrique Veiga, ingegnere 82enne che già negli anni 90 aveva creato una macchina che potesse sfruttare le particelle contenute nell’aria durante un periodo di siccità in Spagna. «L’obiettivo – spiega a Reuters – è quello di aiutare le persone e di raggiungere luoghi come i campi profughi che non hanno disponibilità di acqua potabile». Il dispositivo è già in funzione in un campo per rifugiati in Libano e in alcune comunità della Namibia, che non hanno nascosto la sorpresa nel vedere questa macchina in funzione. «Nei villaggi che abbiamo visitato in Namibia, erano stupiti, non capivano, chiedendo da dove veniva l’acqua», ha affermato sempre a Reuters. La forza di questo macchinario sta nell’utilizzo dell’elettricità per refrigerare l’aria fino a che non si condensi diventando acqua.
La particolarità di Aquaer è che può funzionare anche a temperature più alte fino a 40 gradi o in un ambiente con un alto tasso di umidità che può raggiungere il 15%. Ma quel che davvero fa sperare di questo prodotto è che può essere trasportato in qualunque luogo grazie a una versione ridotta che può produrre fino a 75 litri d’acqua. «La nostra idea – conclude Veiga – non è solo di fare un dispositivo che sia efficace, ma anche che sia utile alle persone che devono camminare per tanti chilometri cercando di recuperare l’acqua o realizzare nuovi pozzi». In alternativa, Aquaer è disponibile in un formato molto più grande, permettendo di creare fino 5mila litri d’acqua al giorno. Insomma, un futuro più roseo sembra essere possibile.
Riccardo Lo Re