Arte e ambiente: DIORAMA al Man di Nuoro
Uno sguardo attraverso l’arte per ripensare il rapporto tra l’uomo e la natura oggi compromesso per un’iniziativa che inaugurerà il 5 luglio e chiuderà i battenti il 10 novembre
È forse la prima volta nella storia dell’uomo che ci si confronta la concreta possibilità dell’estinzione della propria specie. Le problematiche che affliggono la natura, il mare, il clima sono ormai da anni oggetto di studio da parte degli scienziati che hanno prodotto centinaia di report e che dicono tutti la stessa cosa: bisogna ripensare la relazione dell’uomo con la natura. In quest’ottica nasce il progetto del Man di Nuoro dal titolo DIORAMA – Generation Earth. Dipinti, sculture, installazioni, video di artisti italiani e internazionali. Diorama in greco significa vedere attraverso o all’intento di qualcosa e la mostra del Man sarà l’occasione per trasformare le sale del museo in una finestra dalla quale vedere nuovi orizzonti, visioni e narrazioni. L’iniziativa è curata da Chiara Gatti con la collaborazione di Storyville e il testo a catalogo di Felice Cimatti. «“L’origine” è il prologo del percorso – spiegano gli organizzatori della mostra – , il formarsi della terra e della galassia. Il visitatore assiste allo spettacolo della genesi di quell’amalgama composta da materia ed energia oscura. All’insegna di parole chiave, quale organico e inorganico, natura/arte e le sue trasformazioni, artiste e artisti si appropriano, lungo le sale, della “natura”, racchiudendola all’interno di un loro sistema/contenuto che la imita, e al tempo stesso la conserva, la re-immagina. Come una produzione in serra, il mondo naturale viene ricreato e imitato. Mimesi e rappresentazione animano le opere di Barragão, Kusumoto, Roberti, Illenberger, Bauer. Il mondo naturale, fissato in una forma scultorea o sigillato nel circuito del tessuto, riproposto dalla sensibilità dell’uomo o dall’intelligenza artificiale, acquisisce un insolito dinamismo e una nuova realtà. Ibridazioni, interspecismo e eco-distopia, sono scenari di un futuro prossimo che occupano la sezione dove germinano ecosistemi alieni, esiti del post-naturale, incontri con una alterità che impone di ridimensionare la prospettiva antropocentrica. Un tunnel di luce evoca un laboratorio per creature ibride (di Massoulier, Grünfeld, Chiamenti) e culmina con una grande opera di Wangechi Mutu, madre terra fluida, che sovrasta un universo nel quale si fondono umani, animali e piante, alieni e terrestri, femminile e maschile; un trionfo del termine “intertwined”: esseri viventi appartenenti a un mondo che non prevede divisioni tra razze, generi e specie». La mostra inaugurerà il 5 luglio per terminare, poi, il 10 novembre 2024.
Davide Mosca