Arte e motori: insieme è possibile con Pierfrancesco Favino
L’attore è stato protagonista di una giornata dedicata alla cultura, sostenibilità e dialogo tra uomo e tecnologia
Da sempre le quattroruote hanno scritto la storia del cinema appassionando intere generazioni di spettatori ammaliati di fronte ad alcune auto diventate immortali. Insieme è possibile, come è successo per altro in occasione dell’incontro tra un volto noto della settima arte, Pierfrancesco Favino, e una delle case automobilistiche più rinomate in Europa come Bmw. L’attore, durante il lancio della nuova BMW X2 ispirato al claim “Make it real”, ha voluto esprimere il suo punto di vista con una lettura nella quale cultura, sostenibilità e dialogo tra uomo e tecnologia si fondono in parole forti e potenti.
«Vi voglio raccontare di una notte d’estate» inizia Favino. «Era quell’ ora della notte in cui finalmente il fresco si sostituisce alla calura insopportabile e la promessa di un sonno ristoratore si fa più concreta. Ma quella notte non era una notte qualunque. Era la notte del 20 Luglio e la voce di mio padre, come avevamo concordato, ci tirò giù dai letti. Davanti al grande televisore del salotto, il divano su cui ci saremmo schierati. L’odore di fumo e le cicche nel posacenere dichiaravano che il letto, mio padre, quella notte, non l’aveva neanche visto» .
È il racconto di un evento che avrebbe cambiato per sempre la Storia dell’uomo. «Solo che io – prosegue l’attore – ero ancora solo mia madre cioè mia madre era anche me insomma io sarei nato circa un mese dopo e solo più tardi avrei visto le immagini del primo uomo che ha camminato sulla luna».
Favino, per quale assurda convinzione, ha sempre pensato che essere nato in quell’anno facesse di lui un uomo del futuro. «Come se le gesta di Armstrong e dell’Apollo 11 avessero cambiato il mio patrimonio genetico, come se io fossi una specie di ultimo modello appena uscito sul mercato, il più fico possibilmente».
Potrà sembrare assurto o un pensiero fuori dal comune. Ma solo interpreti visionari e di ampie vedute utilizza idee come queste trasformandole in racconti puri. «Vorrei tranquillizzarvi: so benissimo che non c’è nessuna ragione valida per sentirmi così. Ma Armstrong dietro al suo casco guardava il mare della tranquillità e io dal ventre di mia madre ero lì con lui , sulla luna: La Luna …Il sogno dell’uomo , delle sue poesie , delle sue canzoni , e io ci camminavo sopra. Così come mi piace pensare, in quello che ormai avrete capito essere un disturbo della personalità, che se io ho deciso di diventare attore un po’ lo devo ad Armstrong. Ditemi quello che volete. D’altronde tutti noi crediamo a quello che non esiste».
Favino ha ragione da vendere. Citando un famoso storico come Yuval Noah Harari, «l’uomo è l’unico animale capace di credere a ciò che non vede, al mistero, alle storie. Pensateci. È l’unico essere vivente capace di rendere vero quello che non lo è e di crederci talmente tanto da arrivare a venerare ciò che non vede, a fare guerre per difendere ciò che solo ha immaginato, a superare il proprio limite per un’idea, per un sogno, per ciò che sente».
In questo mondo chiamato immaginazione ho «deciso di passare la mia vita perché ancora oggi non ho trovato nulla che mi incuriosisca o che mi appassioni di più dell’esistenza degli uomini su questa terra e della loro ricerca della felicità. ho scelto di mettermi di volta in volta nei loro panni o come meglio dicono gli inglesi, nelle loro scarpe, e camminare coi loro stessi passi, fino a sformare quelle scarpe anche col mio di passo, fino a credere di essere loro e renderli reali».
Riccardo Lo Re