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Asi e Nasa insieme per svelare i segreti di una “supernova” esplosa migliaia di anni fa

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31/10/2022

La missione è affascinante e ha restituito già i primi risultati che sono stati pubblicati sulla rivista scientifica The Astrophysical Journal

È una stella esplosa circa undici mila anni fa e il suo nome è Cassiopea A. Il mistero e il fascino di ciò che resta nello spazio di questa supernova è oggi oggetto di studio dell’agenzia spaziale americana Nasa e di quella italiana Asi. Ricercatori e ricercatrici dell’Asi, ma anche dell’istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), delle Università di Pisa, Firenze, Torino, Roma Tre, Roma Tor Vergata e Padova hanno fornito un contributo fondamentale allo studio del professor Jacco Vink dell’Università di Amsterdam che ha condotto la missione e ha prodotto l’articolo per illustrare i dati della sua ricerca. Nello specifico l’obiettivo è stato quello di spiegare il ruolo dei campi magnetici nella produzione delle radiazioni di alta energia nei resti di supernove. È la prima volta nella storia che gli astronomi hanno potuto mappare la polarizzazione dei raggi X permessi dai resti di una stella esplosa. L’osservazione è stata possibile grazie al sofisticato telescopio spaziale IXPE (Immagine X-Ray Polarimetry Explore) che ha potuto così svelare le proprietà dei resti di supernova. I risultati della ricerca sono disponibili e pubblicati sulla rivista The Astrophysical Journal.

La missione
La missione congiunta tra e Nasa è partita il 9 dicembre del 2021 con il lancio nello spazio del telescopio spaziale. «Ixpe – hanno spiegato dall’agenzia spaziale italiana – Utilizza tre telescopi installati a bordo con rivelatori finanziati dall’ASI e sviluppati da un team di scienziati dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), con il supporto industriale di OHB-Italia.

Le prime osservazioni
Le prime osservazioni scientifiche di IXPE si sono concentrate su Cas A, che è il resto di una esplosione stellare la cui luce dovrebbe aver raggiunto la Terra circa 350 anni fa. Gli strumenti del telescopio spaziale hanno osservato accuratamente per oltre un mese questa sorgente, con l’obiettivo di comprendere l’origine dei raggi X emessi dai vari filamenti della nebulosa attraverso gli urti del materiale espulso con il gas e le polveri che circondavano la stella progenitrice». Gli scienziati che hanno lavorato al progetto sono molto soddisfatti del risultato perché lo studio della polarizzazione della luce sono riusciti a risalire a quel che accade dentro la stella su scale molto piccole con dettagli di precisione impossibili da ottenere in altri modi.

Le dichiarazioni
«Ogni missione spaziale scientifica è di per sé un miglioramento rispetto a quanto costruito precedentemente e porta con sé un potenziale di scoperta. – ha commentato Elisabetta Cavazzuti responsabile del programma IXPE per ASI – Con IXPE però siamo oltre. Ogni giorno osservare l’Universo con i suoi occhi è una sorpresa, perché non è stato mai lanciato un telescopio nemmeno simile a questo. Qualunque cosa scopriamo sarà una novità che potrà anche mettere in discussione le nostre teorie e questo è molto eccitante e stimolante».

Davide Mosca

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