Quanto un’isola come la Sardegna ha a che vedere con la Gran Bretagna?
Brexit di rimbalzo in Sardegna. È di questi giorni la notizia che Boris Johnson in un sol colpo perde la maggioranza e il no-deal, annuncia elezioni anticipate e non aggiunge certo chiarezza allo scenario inglese. Si fa via via più reale un’uscita dall’Europa senza accordo.
Avere il mare intorno e il peso addosso di storia, di secoli e di luoghi comuni, oggi anche di conflitti politici, rende le due isole più adiacenti di quanto possa sembrare. O sono invece i tesori presenti sul territorio, le materie prime inestimabili, a renderle tanto attrattive e simili?
Per certi versi i due popoli si somigliano tanto quanto è la loro distanza e, come tutti gli estremi che finiscono prima o poi per toccarsi, quasi ci sembrerà inevitabile che i colori della bandiera inglese siano speculari a quelli del costume tipico della Sardegna.
Per il resto del mondo Londra e Gran Bretagna sono così simili da essere difficilmente distinguibili. La Gran Bretagna è Big Ben, Buckingham Palace, Trafalgar Square, Piccadilly Circus e St Paul’s Cathedral. Londra è monarchia e parlamento. Ma come molti matrimoni che sembrano felici da lontano, anche questo ha le sue belle tensioni, che negli ultimi anni hanno dimostrato come entrambe le parti si sentano a turno incomprese e sottovalutate.
La capitale londinese, come spesso ama sottolineare, lavora sodo e apporta la maggior parte dei capitali. Ospita un ottavo della popolazione nazionale ma secondo l’Office of National Statistics produce quasi un quarto della sua ricchezza economica e quasi un terzo di tutte le sue tasse, come emerge da un’analisi condotta dall’unità del Centre for City Research. Nello stesso modo, ma al contrario, le capitali della Sardegna che nel corso della storia potevano letteralmente soccombere, devastate da saccheggi finanziari e da errori politici, hanno sempre dimostrato una straordinaria tenuta e una forte capacità di riscatto.
Nonostante i fallimenti storici della S.I.R., della Metallurgica del Tirso, delle industrie tessili e cartiere, dei cementifici, degli impianti a carbone di cui ci parla la storia degli ultimi decenni, dagli anni 70 ad oggi il popolo sardo ha continuato a dimostrare una sua peculiare e bruciante fiamma d’indipendenza. Una resistenza dogmatica che ricorda quella dei partigiani e degli indiani d’America, un atteggiamento che a volte viene giudicato ostile ma che nella sostanza è altro: è un’ostinata volontà. Mantenendo una postura che proprio nella continuità è in grado di rendere fertile ogni sacrificio e ogni relazione, fatta non solo di duro lavoro ma di una tempra silenziosa e tenace, tipica degli isolani.
Tra il 2015 e il 2017 il Pil sardo ha guadagnato il 4%, il che può sembrare una crescita contenuta ma nella realtà è un recupero importante tra le medie nazionali considerando che negli ultimi 10 anni la Sardegna aveva perso 7 punti. Gran parte della reputazione e dell’influenza del Regno Unito nel mondo, il suo potere carismatico e in qualche modo indecifrabile, è certamente merito di Londra. Il Regno Unito non è più una superpotenza mentre Londra è certamente una superpotenza urbana in un’epoca in cui le città stanno diventando sempre più importanti.
Così potremmo dire per l’industria del turismo della Costa Smeralda che è stata in grado di far balzare la Sardegna, da un punto lagrangiano in cui si trovava nell’universo, ai vertici delle mete di un prestigio davvero planetario. Inoltre Londra dimostra di essere sempre più desiderosa di contribuire al matrimonio, tutto ciò che la trattiene è un governo nazionale prepotente, infatti la capitale ha un controllo notevolmente limitato sulle sue finanze e sui suoi servizi rispetto a città simili. Intraprendenza questa che ricorda quella dei sardi quando, in un bando di Sardegna Ricerche, vengono stanziati 5 milioni di euro per l’innovazione tecnologica nelle pubbliche amministrazioni e nella ricerca con l’obbiettivo di promuovere le imprese, l’occupazione e lo sviluppo del territorio.
È certo che i sardi hanno saputo far squadra creando strategie politiche che si orientano tra fermi biologici e procedure d’infrazione sugli sforamenti delle quote latte, cose che sulla carta avrebbero messo in ginocchio qualsiasi economia; in Sardegna sono motivo di confronto in un dibattito lucido, dove niente viene dato per scontato.
Anna Maria Turra
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