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Cadavre Exquis: il gioco surrealista e l’arte virtuale

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16/12/2019

Al Phi Centre di Montréal grandi artisti ipotizzano mondi immaginari

Cadavre exquis è un gioco collettivo inventato dai surrealisti e realizzato per la prima volta a Parigi nel 1925. Consiste nel far comporre una frase da più persone senza che nessuna possa conoscere cosa l’altra ha scritto. Il nome del gioco deriva dalla prima frase che fu ottenuta: Le cadavre exquis boira le vin nouveau (“il cadavere squisito berrà il vino nuovo”).

Questa stessa metodica fu poi adattata al disegno, dove piegando o coprendo il foglio in cui erano presenti delle immagini si entrava nell’ambito dell’automatismo surrealista e della casuale associazione degli elementi, dando vita a un gioco artistico che faceva appello all’inconscio collettivo per liberare il potere dell’immaginazione.

Concentrandosi sulla realtà virtuale anziché sulla carta, la mostra Cadavre Exquis, allestita al Phi Centre di Montréal, in Canada, raccoglie nove progetti di artisti contemporanei che hanno scelto la realtà virtuale come nuovo mezzo espressivo; tra le opere esposte ci sono quelle di Marina Abramović, Olafur Eliasson e Antony Gormley, e le più recenti creazioni di Paul McCarthy e Laurie Anderson, presentando così l’arte contemporanea da una prospettiva completamente diversa dal consueto.

Le immagini create con la realtà virtuale danno vita a curiose creazioni, ambienti e personaggi che si muovono tra il sogno e l’inconscio scoprendo mondi immaginari fuori dalla logica tradizionale. Andando oltre i canoni convenzionali, Cadavre exquis invita lo spettatore a viaggiare attraverso la tecnologia nell’universo creativo di ogni artista e originando composizioni poetiche e fantasiose guidate dalle forze dell’inconscio.

Lo spettatore naviga in una narrazione misteriosa con molteplici interpretazioni possibili, e durante la sua esplorazione, la trasmissione di impulsi e di idee universali lo trasporta in mondi bizzarri e affascinanti, frutto dell’immaginazione. Vediamo ora quali sono gli artisti e i progetti presentati nell’ambito della mostra.

 

Laurie Anderson

Per la prima volta a Montreal, l’artista americana, espone una grande trilogia di opere di cui una in collaborazione con l’artista taiwanese Hsin-Chien Huang.

To the Moon è un’opera multiforme, composta da Constellation, in cui fluttuano forme di vita in pericolo, DNA Museum, dove fossili di dinosauri si trasformano in Cadillac a combustibile fossile,  Technology Wasteland, una Luna distopica diventa discarica per oggetti plastici e scorie nucleari, e Snow Mountain, si ispira a film di avventure spaziali. Il progetto di realtà virtuale Chalkroom trasporta lo spettatore in un’enorme struttura costituita da  parole, disegni e storie. Le lettere volano nell’aria, cadono nella polvere e si riformano intorno a lui, che è libero di camminare virtualmente da una stanza all’altra.

ALOFT, il primo progetto di realtà virtuale del duo, fa salire lo spettatore su un aereo che decolla e si disintegra su New York. Questo incubo, tuttavia, si trasforma rapidamente in un’esplorazione dello spazio, attirando in un vortice di luce in cui le mani diventano virtuali e possono afferrare molteplici oggetti e detriti circostanti.

Marina Abramović – Rising

Prodotto da Acute Art, Rising è la prima opera in realtà virtuale di Marina Abramović. In questo inquietante e poetico richiamo all’azione, l’artista sensibilizza l’opinione pubblica sui cambiamenti climatici incoraggiando le persone a osservare e “sperimentare” gli effetti irreversibili dell’innalzamento del livello del mare.

Olafur Eliasson – Rainbow 

L’artista è da tempo interessato al rapporto tra se stesso, gli altri e la realtà circostante. Questa  riflessione ha riccamente nutrito la sua opera Rainbow, un arcobaleno effimero prodotto con mezzi digitali e la cui funzione multi-partecipativa è un aspetto fondamentale che apre la strada alla creazione di nuovi spazi per l’arte nella realtà virtuale.

Antony Gormley  e Priyamvada Natarajan – Lunatick 

La prima collaborazione di realtà virtuale di Antony Gormley e Priyamvada Natarajan, Lunatick, utilizza i dati raccolti dalla NASA per mappare un viaggio reale e interattivo. In questo lavoro prodotto da Acute Art, il visitatore è invitato a lasciare la Terra e raggiungere lo spazio attraversando l’atmosfera, la stratosfera e la cintura degli asteroidi.

Hsin-Chien Huang – Bodyless

L’opera Bodyless, presentata in concorso alla Mostra di Venezia 2019, ci porta a Taiwan negli anni Sessanta, quando ancora vigeva la legge marziale. Un vecchio prigioniero politico si trasforma in un essere digitale e fugge nell’aldilà prima che il suo fantasma torni a frequentare i luoghi della sua vita di un tempo. Ma per quanto tempo… ?

Paul McCarthy – C.S.S.C. Coach Stage Stage Coach VR experiment Mary and Eve

L’esperienza virtuale di Paul McCarthy, prodotta da Khora Contemporary, fa parte del progetto a lungo termine dell’artista, Coach Stage Stage Coach (o CSSC), e combina un’ampia gamma di media, tra cui un film ispirato all’omonimo western con John Wayne. L’artista immagina una nuova scena in cui i due personaggi – e lo spettatore – sono travolti in un circolo vizioso. McCarthy esplora i sistemi di genere, la politica e la cultura popolare che governano il nostro mondo in modo più o meno impercettibile. La visione è vietata ai minori di 16 anni.

Koo Jeong – density

Prodotto da Acute Art, questo primo progetto di realtà aumentata dell’artista coreano Koo Jeong  combina disegni 2D e 3D tratti dal suo libro Nomos Alpha (2018) e dal suo account Instagram. I suoi schizzi effimeri, poetici e ludici prendono vita davanti ai nostri occhi e assumono una dimensione del tutto nuova grazie alla realtà aumentata. Utilizzando uno smartphone, gli spettatori possono attivare queste opere geolocalizzate in tutto il mondo.

 

Nathalie Anne Dodd

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