L’organizzazione mette in guardia: «Temperature in aumento, chiuderanno quattro stazioni sciistiche su cinque. I ghiacciai saranno quasi scomparsi»

Il Natale è alle spalle. E visto che quello del 2020 è stato uno dei più complicati di sempre, il Wwf ne approfitta per mettere ancora una volta in guardia il pianeta. Perché se l’uomo non cambierà rotta, il Natale dei prossimi decenni potrà essere ancora più duro. Per la precisione, e per evitare scenari peggiori, bisognerà innanzitutto mettere un freno al fenomeno del riscaldamento globale. «Non dimentichiamo che questa pandemia, così come le altre zoonosi, è la conseguenza del nostro impatto sul pianeta: distruzione delle foreste dove i virus vivevano in equilibrio da millenni, mercati che espongono e commerciano animali selvatici vivi in precarie condizioni igieniche. Siamo noi umani che dobbiamo cambiare – spiegano dal Wwf -. Nel 2050, infatti, se non agiremo con forza per contrastare la crisi climatica e, insieme ad essa, quella della biodiversità, potremo trovarci davanti ad un Natale ancora più duro. Continuando con i modelli attuali di produzione e consumo di energia, le condizioni in cui si troverà l’Italia potranno essere molto diverse da quelle attuali».

Per quanto riguarda le temperature, nei prossimi anni farà sempre più caldo. Anche durante i mesi invernali. «Gli aumenti previsti per le temperature medie invernali arriveranno fino a +1.5-2°C (rispetto al periodo 1980-2010) sulle Alpi, e più elevate di 1°C in quasi tutto il resto del Paese – spiega ancora il Wwf in una nota -. Questo farà sì che il Natale sugli sci sarà sempre più un miraggio, perché le temperature saranno troppo elevate per garantire l’innevamento e quattro stazioni sciistiche su cinque avranno cessato le attività. I ghiacciai italiani saranno fortemente ridotti e molti totalmente scomparsi».

Di conseguenza aumenteranno anche le temperature medie del mare. «I benefici saranno ben pochi, visto che a questo si accompagnerà un aumento del livello medio dei mari lungo le coste di almeno 7 cm entro il 2050, minacciando le coste più basse e causando danni stimati in circa 900 milioni di euro – sottolineano dal Wwf -. Nel frattempo, caleranno le precipitazioni invernali in Sicilia ma aumenteranno fino al 24% sull’arco Alpino, a causa dell’aumento delle giornate di pioggia intensa, fino al 30% in più sulle Alpi occidentali e sulla Pianura Padano-Veneta. Questo comporterà un aumento delle alluvioni e delle inondazioni in aree urbane, con danni stimati tra i 4,5 e gli 11 miliardi di euro, anche a causa del fatto che nel frattempo altri 1.500 km2 di suolo saranno stati cementificati, aumentando così il rischio idrogeologico».

Infine, il Wwf fa qualche esempio. Giusto per far comprendere le dimensioni del cambiamento a cui l’uomo va incontro, anche nella vita quotidiana: «Anche dotarsi di un albero di Natale naturale sarà sempre più difficile, perché l’areale dell’abete rosso si sarà ridotto sensibilmente, seguito da quelli dell’abete bianco e del pino silvestre». Non tutto è però perduto: «Siamo ancora in tempo per salvare il Natale e il mondo che verrà: mirando ad obiettivi ambiziosi delle riduzioni di gas climalteranti, riducendo i consumi,  aumentando le aree protette del nostro Paese e varando un grande piano nazionale di riqualificazione della natura d’Italia  potremo ancora contenere l’aumento delle temperature entro i livelli indicati dall’Accordo di Parigi e beneficiare della capacità rigenerativa delle risorse naturali – conclude il Wwf italiano -. Ma per farlo sarà indispensabile utilizzare al meglio i fondi Next Generation Italia, ricordando che il capitale naturale è la vera base della nostra sopravvivenza e di quella dei nostri sistemi sociali ed economici».

 

Dario Budroni

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