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Concerti high tech e musica VR

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03/09/2020

La realtà del Covid-19 ha spinto gli artisti verso concerti con l’uso di software digitali all’avanguardia e visori per la realtà virtuale

Si stima che durante i tre giorni del leggendario Festival di Woodstock – diventato poi il simbolo del rock e dell’amore libero – parteciparono dai 400 ai 500 mila spettatori, spinti da un sentimento unico di passione e di condivisione per la musica. Mezzo secolo dopo il mondo è certamente cambiato – dal vinile si è passati al digitale – ma il bisogno di condivisione è rimasto lo stesso. Così, con gli stadi e i teatri chiusi, la realtà del Covid-19 ha spinto la scena musicale verso una direzione tutta nuova, dettata sia dalla necessità sia dalla voglia di sperimentare, dove gli artisti e i produttori hanno (ri)scoperto nella dimensione social del digitale un mezzo per far ripartire la loro arte, bloccata dalla recente pandemia.

E infatti la lista dei grandi nomi della musica che hanno cominciato a esibirsi attraverso lo streaming online è lunga, dal cantante Bono degli U2 a Chris Martin dei Coldplay, tutti nel rispetto delle norme per garantire sicurezza e distanziamento sociale. Ma dalle prime dirette homemade dai salotti di casa all’inizio della quarantena si è passati ben presto a dei veri e propri concerti high tech, grazie all’utilizzo di software digitali all’avanguardia e di visori per la realtà virtuale. Per esempio, l’artista Jean-Michael Jarre si è esibito il 21 giugno in quello che è da considerarsi uno dei primi esperimenti di concerto in realtà virtuale, con un live sulla piattaforma YouTube che ha raggiunto centinaia di migliaia di visualizzazioni.

Una novità che ha permesso ai fan della musica elettronica, in possesso di un visore VR, di interagire tra loro all’interno di uno scenario virtuale. Riguardo a questo nuovo trend Jarre si è detto fiducioso, paragonando, in un’intervista a Rolling Stones, la realtà virtuale alla rivoluzione portata dal cinema nel mondo dell’intrattenimento: «La gente all’inizio non credeva che il cinema potesse essere arte, pensava fosse un trucco. Non lo capivano. La realtà virtuale sta passando la stessa fase». Una fase che la startup TheWaveXR sembra aver capito molto bene: la sua piattaforma di streaming Wave nasce infatti come spazio in cui gli artisti possono calarsi in un ambiente virtuale e interattivo. Per lo spettatore è come partecipare davvero ad un concerto, ma gratis e seduti sul divano di casa propria. Ed è proprio l’interattività la chiave del successo di Wave, che sfrutta sistemi di monetizzazione già collaudati nel mondo del gaming da colossi come il popolare videogioco Fortinte: merchandise virtuale, sponsorizzazioni di brand famosi e acquisti in game.

Tra i tanti interpreti “digitalizzati” dalla compagnia spicca il cantante pop John Legend, già premio Oscar 2015 per la miglior canzone, recentemente esibitosi in un mini concerto live di 17 minuti, trasmesso in streaming anche sulle maggiori piattaforme social. La performance, che ha visto Legend proporre alcuni dei suoi brani di maggior successo come Ooh Laa e Love me now, è stata seguita da mezzo milione di spettatori, diventando così il più grande successo in streaming per Wave. Anche il rapporto con i fan si è fatto più diretto e intimo: «È un bel modo di unire le persone e di farle provare un certo tipo di amore, intimità e relazione, anche se sono bloccate a casa» ha dichiarato il cantante dopo un’esibizione online dal vivo su Facebook e Instagram durata circa un’ora. È questo il futuro che la musica sta abbracciando: on demand e interconnesso, una condivisione aperta a ogni genere di necessità e sempre pronta a stupire. Come una piccola Woodstock tra le mura domestiche.

 

Francesco di Nuzzo

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