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Costa Smeralda, vita mia

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25/08/2021

La lunga storia d’amore tra Porto Cervo e Guglielmo Miani, ceo di Larusmiani, è fatta di mare, vela, colori e… stelle cadenti. «Se la Sardegna fosse un tessuto, sarebbe un velluto liscio, se fosse un capo d’abbigliamento sarebbe una camicia di lino»

«Quando sono in Costa Smeralda, Milano non mi manca per niente, per quanto io ami la mia città. La natura, soprattutto in periodi difficili come quelli che stiamo vivendo, ci aiuta a essere più sereni, semplici, essenziali, a concentrarci su ciò che davvero conta nella vita». E dire che Guglielmo Miani è un milanese doc, ma da quando la Costa Smeralda gli è entrata nel sangue, fin da bambino, è diventata la sua terra del cuore. Presidente e amministratore delegato della casa di moda Larusmiani, vive a Porto Cervo ormai da oltre un anno. Complice la pandemia, il suo è stato un ritorno alle origini. «Vengo in Sardegna da quando sono nato, perché i miei genitori avevano una casa in affitto a Porto Cervo. Sono mancato solo dai 10 ai 15 anni e dai 16 sono tornato da solo in Costa Smeralda. I primi anni li passavo a Caprera, dove frequentavo la scuola di vela e le mie estati sono sempre state molto sarde».

Appassionato da sempre di barche, ha disputato regate in Sardegna, a Saint Tropez, a Portofino e nel 2006 ha partecipato alla regata Arc, la traversata atlantica dalla Spagna ai Caraibi. Ma il suo cuore è sull’isola. «Della Sardegna ho ricordi fantastici, tra i quali la prima volta in cui ho guidato un’auto. Ero con mio padre a bordo della sua Mini Moke, ci trovavamo sulla strada per Romazzino, poco trafficata. Ero un ragazzino, ricordo che si fermò in mezzo alla strada e mi chiese: “Vuoi guidare tu?”. Fu un momento speciale: per un tratto guidai quella Mini Moke, che tra l’altro ho ricomprato qualche anno fa e ora tengo nella mia casa in Sardegna». Memorie che passano anche per momenti felici e spensierati: «Le estati passate sulle spiagge, ma anche nei locali della costa come il Clipper, il Blues Café di Liscia di Vacca, l’ex Café del Mar Ibiza che da locale è stato trasformato in residenza e ora è casa mia. Da giugno 2020 sono fisso in Sardegna e la cosa mi ha dato modo di andare oltre la parte più mondana dell’isola: ho visitato tutto il nord, percorrendo oltre 6000 km tra l’interno e la costa».

E per Miani, Sardegna significa soprattutto barca e mare: «Per 20 anni ho affittato una barca a vela ad agosto, sulla quale restavo da venti giorni a un mese; ho circumnavigato più volte l’isola, conosco ogni baia e ogni cala e in tutti quegli anni non sono mai entrato in un porto, ho sempre buttato l’ancora in rada e non sono mai sceso nei paesi, solo nelle spiagge isolate. Nessun contatto con il mondo civilizzato per settimane. È un tipo di vita che mi dà molta tranquillità; l’acqua è un elemento che mi mette in pace con me stesso, perché sono una persona molto attiva e sempre in movimento e il mare mi aiuta a fermarmi, a meditare, a riflettere. E anche a elaborare strategie personali e imprenditoriali. È un posto speciale. La mia casa si trova proprio sul mare – non a caso si chiama Ca’ del Mare – e stare lì è quasi come stare sull’acqua; non affitto più la barca da 3-4 anni, ma la sensazione che dà casa mia è molto simile. Anche lì, alla sera, mi siedo davanti all’orizzonte e penso».

Il business di famiglia si riesce a gestire bene da un posto così: «È un periodo in cui non ho in previsione aperture di nuove boutique fino al 2022, non ho sviluppi importanti e mi dedico alla gestione ordinaria. Anche avendo una volta al mese i miei manager che vengono a trovarmi per qualche giorno, riesco a organizzare tutto da qua con maggiore serenità». Business di famiglia che vive di stoffe, tessuti, abiti sartoriali; un mondo per il quale l’isola è una fonte infinita di ispirazione: «Se la Sardegna e il suo mare fossero un tessuto sarebbero forse un velluto liscio, perché è ricco al tatto e ha colori molto più forti rispetto a quelli di altri tessuti. Se fossero un capo di abbigliamento, li assocerei a una camicia di lino; la Sardegna per me in estate è sinonimo di lino e un tessuto come il Super Lino, il lino leggero più fine al mondo brevettato da noi, ben si addice a questa isola. Trovo ispirazione nel territorio sardo per le linee del mio marchio: i colori della collezione di questa estate prendono proprio ispirazione dai colori della terra e del mare di Costa Smeralda e li troviamo nei beige, nei verdi e nel turchese».

Colori che accompagnano le giornate sarde di Miani, dall’alba al tramonto: «Sono due i momenti della giornata che amo di più quando sto in Costa Smeralda. Il bagno che faccio alla mattina appena mi sveglio, tutti i giorni tempo permettendo, e poi la sera al tramonto, quando da casa mia mi siedo a osservare la baia del Pevero che cambia colore, le barche che si muovono, gli uccelli che volano, la luce che muta: la natura è fortissima, la sento e ne ho bisogno». Perché, secondo lui, la Costa Smeralda ha qualcosa in più rispetto al resto del territorio sardo, comunque fantastico nel suo insieme: «Oltre alle bellezze naturali che ha in comune con il resto dell’isola, ha in più il fatto di essere un catalizzatore di personaggi internazionali, un luogo in cui vedere gente da tutto il mondo che ama l’isola, anche grazie a ristoranti e hotel che permettono di apprezzare un’ospitalità ad altissimo livello nel campo del food e dei servizi». Tutto questo, grazie alla lungimiranza di Karim Aga Khan, per il quale Guglielmo Miani ha solo parole di stima: «Ho apprezzato e apprezzo il lavoro immane di sua altezza reale nell’individuare questo luogo e nel costruire su questa terra un progetto con una visione ultradecennale, senza lasciare nulla al caso. Pensi che agli inizi, ogni persona che arrivava in Sardegna con i voli di Alisarda riceveva in omaggio un libro illustrato che raccontava il progetto Costa Smeralda, tutto pensato e calcolato in ogni dettaglio. Se la gente ha conosciuto questo luogo, lo deve solo a lui». E, dopo aver aperto questa chiacchierata con un ricordo di ragazzo della sua Sardegna, la chiude allo stesso modo: «Fu al Centro Velico Caprera dove per la prima volta vidi le stelle cadenti, sdraiato su una roccia. Capii che la Sardegna era un posto magico: lo era in passato, lo è ancora oggi».

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