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David Byrne: la testa parlante

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24/06/2020

Come funziona la nuova musica secondo il leader dei Talking Heads

Il New York Times lo ha definito “originale e brillante”, The Guardian ha sentenziato “straordinario” e il Finalcial Times addirittura “illuminante”. Parliamo dei giudizi entusiastici e unanimemente positivi nei confronti di How music work, libro-guida alla musica della nuova era. Scritto da David Byrne, leader indiscusso dell’indimenticata band rock americana Talking Heads.

In realtà il volume in questione è stato pubblicato internazionalmente ben otto anni fa nel 2012, ma solo successivamente ha generato tanto interesse e curiosità ed è stato tradotto in italiano e pubblicato da Bompiani con il titolo di Come funziona la musica. Molto illuminante la decisione dell’editore di apporre il simbolo del wi-fi in copertina, una scelta che rivela immediatamente il contesto innovativo che il digitale ha comportato tecnologicamente nella musica, cosi come in altri settori e nella vita di ognuno di noi. Un nuovo modo di fruire la musica, un consumo se vogliamo più distratto e meno qualitativo, il concetto di possesso fisico dell’oggetto che lascia spazio alla comodità indiscutibile dell’utilizzo totale e in qualsiasi momento attraverso device come telefonino e tablet.

Byrne parte da più lontano ma non si perde eccessivamente in ricordi ed elabora un vademecum esaustivo e omnicomprensivo per chiunque voglia approcciarsi al musica business e lo fa con la proverbiale lucidità e acume di un professionista navigato, che ha vissuto la propria professione a 360 gradi. Il suo è un trattato completo sulla musica, analizzata con l’approccio di un antropologo, nel quale la sua storia personale e l’esperienza maturate si intrinsecano con l’evoluzione naturale della musica. Particolarmente interessante il capitolo dedicato alla gestione degli affari e delle finanze.

Ci sono tutti gli elementi per evitare raggiri e manipolazioni di scaltri figuri che siano ipotetici improvvisati manager o l’industria discografica stessa, dipinta da Byrne in maniera cruda e spietata, ma pragmatica. La forza di questo libro sta proprio nella consacrazione del pragmatismo più alto e da una visione lucida di chi la musica la fatta e vissuta d protagonista sin dagli anni Settanta.

Intervistato a riguardo l’autore ha dichiarato: “E’ molto importante il modo in cui ci poniamo per determinare il grado di interesse e curiosità che determiniamo negli altri individui. Se dichiariamo inizialmente di avere una passione per il punk o l’heavy metal, automaticamente restringiamo il raggio d’interesse. Sarebbe sempre meglio restare in una posizione più ampia per poi approfondire successivamente”.

Byrne affronta vari temi e li sviscera con consigli spesso molto chiari ed inequivocabili. Sullo specifico argomento della tecnologia e della fruizione digitale della musica non usa mezze parole: “Gli mp3 non sono musica, ma un’imitazione della musica basata su processi psico-acustici. La tecnologia ha fatto un passo indietro, l’audio è peggiorato rispetto al vinile e ai cd, ne ha guadagnato solo la praticità e la velocità di fruizione”. Parole dirette, inequivocabili come non potevano non essere pronunciate da un grande musicista ormai prossimo ai 68 anni.

Nato in Scozia, ma trasferitosi prima in Canada e poi negli Stati Uniti, David Byrne è stato il leader dei Talking Heads durante tutta loro storia discografica dal 1977 al 1988 e in parallelo ha sviluppato una carriera da solista iniziata nel 1981 con un album intitolato My Life in the bush of ghosts, realizzato insieme a un’altra icona del rock come Brian Eno. Tra le sue produzioni migliori anche diverse colonne sonore, come The Last Emperor nel 1987 in condivisione con Ryuichi Sakamoto. Da “testa parlante” a scrivente con il debutto letterario del 1995 con True Stories, cui sono seguite altre otto pubblicazioni, l’ultima delle quali proprio How Music Work.

 

Stella Fabiani

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