Difendere gli alberi per salvare il pianeta
Al Museo della Montagna di Torino la mostra Tree Time: opere, fotografie e installazioni per riflettere sulle problematiche ambientali
Le Dolomiti sfregiate dalla violenza della tempesta Vaia. La foresta amazzonica che brucia diventando pericolosamente più piccola. La natura si dimostra sempre più fragile e la mano dell’uomo non fa che continuare a peggiorare la situazione. Per questo tra gli spazi espositivi del Museo della Montagna di Torino è stata allestita una mostra che si intitola Tree Time. Un modo per indagare sulle principali problematiche ambientali che vedono protagonista la montagna. Per la precisione, la mostra mette al centro del percorso espositivo gli alberi, i boschi e le foreste. E quindi la loro natura, il loro adattamento alle modificazioni ambientali e la loro fragilità causata in particolare dalle azioni dell’uomo e da effetti secondari prodotti dal cambiamento climatico.
Gli esempi sono purtroppo diversi: la tempesta Vaia sulle Dolomiti, gli incendi che hanno devastato l’Artico, il fuoco della foresta amazzonica. La mostra Tree Time, che è curata da Daniela Berta e Andrea Lerda, vuole quindi indurre alla riflessione sulla gestione dei boschi e la cura della montagna. Attraverso un percorso eterogeneo e intergenerazionale, dove le opere pittoriche e fotografiche dialogano con lavori audio e video, installazioni sonore e interventi site specific, la mostra accompagna lo spettatore in un viaggio che dal presente guarda al futuro attraverso le lezioni e le esperienze del passato.
La mostra Tree Time presenta le opere di venti artisti internazionali in relazione con un nucleo di importanti fotografie e documenti storici che appartengono al Centro documentazione del Museomontagna e alla biblioteca nazionale del Cai. Il progetto, patrocinato da Legambiente, è organizzato con la collaborazione del Comune e di numerosi enti, fondazioni e associazioni e con il fondamentale contributo scientifico di Matteo Garbelotto. Inaugurata a ottobre, l’esposizione sarà visitabile fino al 23 febbraio 2020.
Dario Budroni