Il sigaro è un piacere nemico della fretta. Degustazioni, aromi, abbinamenti hanno bisogno di tempo, tranquillità, relax. Nelle parole di un esperto, tutte le sfumature di un mondo che è sempre più aperto alle novità e va al di là degli stereotipi. E che piace sempre più alle signore

«Se in paradiso non posso fumare sigari, non ci andrò», pare abbia detto una volta lo scrittore americano Mark Twain. Che per gli amanti del fumo lento la degustazione di un sigaro sia un rituale celestiale è cosa nota; meno conosciuto, forse, è il mondo che connota questa passione: «È un mondo che necessita di tempo – dice Nicola Di Nunzio, coordinatore della rivista Sigari e referente italiano per Cigar Journal, uno dei massimi esperti italiani in materia -. È un piacere rilassato, non è per persone che vanno di corsa; per godersi un sigaro serve relax. È anche un mondo che si sta sviluppando sempre di più, con la nascita di corsi e la crescita di figure simili a quelle dei sommelier per i vini, i cosiddetti catadores».

Che cosa comporta questo sviluppo?
Tanti anni fa il sigaro era per un pubblico maturo, oggi ci sono tanti giovani che ci si avvicinano, in primis per curiosità; una volta c’era tanto auto-apprendimento, ora sono molto ricercati i club in cui frequentare persone esperte dalle quali imparare.

Lei è una persona da fumo solitario o in compagnia?
A metà. Fumo da solo quando devo fare degustazioni tecniche per riviste: mi isolo e mi concentro sul sigaro, sull’analisi della fumata, bevo solo acqua. Nei club frequento le serate a fumata libera, dove ciascuno si porta il proprio sigaro, si fuma e si parla di qualsiasi cosa; oppure le serate dedicate a un sigaro in particolare o a specifici abbinamenti tra sigari e bevande: in questi casi si condividono pareri ed esperienze ed è molto bello.

A proposito di abbinamenti: esiste quello perfetto?
No, è una cosa molto personale e soggettiva. Serve anche distinguere tra i vari i sigari; cubani, dominicani, nicaraguensi o honduregni si prestano di più a rum, whisky, calvados, cognac. Se andiamo sul sigaro italiano kentucky – il Toscano è il più famoso – può essere abbinato a grappe, vermouth, assenzio. Attenzione al grado alcolico, per esempio del rum: se abbinati a varietà da 60-70 gradi, anche dei sigari molto forti non vengono per nulla percepiti gli aromi. Un abbinamento, invece, che va tanto negli ultimi anni è quello con le bollicine; champagne, Trentodoc, prosecco, sono ottimi sia col Toscano kentucky sia con i sigari caraibici, meglio se di corpo medio: un nicaraguense, che è piccante e ricco di forza, non si abbina mai alle bollicine, meglio un rum corposo o un whisky torbato.

Come si è avvicinato a questa passione?
Ho cominciato prima a livello teorico; nei primi anni 2000 conoscevo una persona che fumava sigari e mi incuriosiva, ma senza che mi trasmettesse la voglia di fumare. Non avevo mai fumato nulla, ma mi interessava la ritualità. Dopo qualche anno, ho provato i primi sigari e da lì sono passato a frequentare amici, cigar club, corsi… Oggi, da appassionato e competente amo principalmente i sigari cubani e quelli italiani, qualità kentucky.

All’inizio ha detto che un sigaro ha bisogno di tempo e relax. Perché?
Nella meccanica stessa della fumata, il tempo è fondamentale: per esempio, per fumare un robusto serve mediamente un’ora. Il sigaro non deve essere stressato, non si devono fare inspirate ripetute, perché se si scalda troppo può virare sull’amaro: vanno cadenzate, per non farlo spegnere né portare il braciere a temperature troppo elevate. Il sigaro va accarezzato, con tranquillità. Se lo si tratta male, si vendica: fumate aggressive possono causare cefalea e mal di stomaco, dovuti all’assorbimento rapido della parte nicotinica. Il sigaro è un organismo vivo.

Dici sigaro e pensi all’uomo. Ma quante sono le donne che amano il fumo lento?
Oggi sono tantissime, ci sono cigar club dedicati a loro in tutto il mondo, è un universo in espansione. Anni fa molte di loro non si mostravano in pubblico perché c’era la percezione che una donna con il sigaro non fosse, per così dire, presentabile. Oggi no. Per esempio, conosco una ragazza cubana che è “habano sommelier” in un grand hotel di Cuba, bravissima e appassionata.

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