Elon Musk installa il primo microchip cerebrale su un uomo
L’imprenditore su X: risultati iniziali promettenti. L’azienda di neurotecnologie ha impiantato il dispositivo nel luglio 2022
L’ultimo annuncio di Elon Musk non è passato inosservato. La startup Neuralink di proprietà del fondatore di Tesla ha installato il primo microchip cerebrale in un essere umano. E con «risultati iniziali promettenti». Non c’è quindi solo lo spazio nella mente dell’imprenditore sudafricano e naturalizzato statunitense. Neuralink, nato nel 2016, punta a costruire una interfaccia diretta tra il nostro cervello e i computer. Con la possibilità di ripristinare l’autonomia di coloro che oggi hanno problemi di salute e sbloccare, chissà, il potenziale umano domani.
L’obiettivo è di incrementare le abilità umane. E se i risultati sono soddisfacenti, può essere un ottimo strumento per curare o quantomeno risolvere certi disturbi neurologici come la Sla o il Parkinson.
«Il primo essere umano ha ricevuto, ieri (domenica 28 gennaio n.d.r.), un impianto da Neuralink e si sta riprendendo bene», ha dichiarato Musk in un post su X. «I risultati iniziali mostrano un promettente rilevamento dei picchi neuronali», ha aggiunto. Il primo progetto dell’azienda prende il nome di Telepathy. Un programma che mette in stretta connessione telefono (o computer) e il pensiero grazie a fili sottilissimi. Ciò consentirà di trasmettere i segnali nel cervello dei partecipanti, e i primi a sperimentare il progetto saranno i pazienti che hanno perso l’uso degli arti.
Neuralink ha ricevuto di recente l’approvazione da parte del comitato di revisione istituzionale indipendente per il primo studio clinico sull’uomo. Lo studio Prime (abbreviazione di Precise Robotically Implanted Brain-Computer Interface) è progetto sperimentale su dispositivi medici che si serve dell’interfaccia cervello-computer wireless completamente impiantabile per poter funzionare correttamente. L’obiettivo è di valutare la sicurezza non solo dell’impianto ma anche del robot chirurgico in modo da stabilire le funzionalità iniziali del software e consentire alle persone con paralisi di controllare i dispositivi esterni con il pensiero.
Durante lo studio, il robot R1 sarà usato per posizionare chirurgicamente i fili ultrasottili e flessibili dell’impianto in una regione del cervello che controlla l’intenzione del movimento. Una volta posizionato, l’impianto non sarà visibile a occhio nudo ed è destinato a registrare e trasmettere segnali cerebrali in modalità wireless a un’app che andrà a decodificare l’intenzione del movimento. I 64 filamenti del piccolo dispositivo – più sottili di un capello – andranno a interagire con la parte del cervello che controlla l’intenzione del movimento. Da qui, la persona potrà dirigere con il pensiero il movimento di una carrozzina elettrica o il proprio smartphone, interagire con i sussidi per la comunicazione o software di qualsiasi tipo. Non a caso il prodotto di Neuralink è chiamato Telepathy, telepatia. Di fronte a questo scenario apparentemente idilliaco si sono sollevate molte obiezioni e dubbi da parte di biomedici. Se apparentemente gli effetti di Telepathy sulla tetraplegia possono sembrare miracolosi, altrettanto strabiliante è spingersi a immaginare quanti altri usi si potrebbero fare di un apparecchio del genere se quest’ultima fase dovesse andare a buon fine. Dalle questioni più pratiche, ad esempio guidare un’auto col pensiero o creando opere al computer con la mente – eliminando completamente l’”ostacolo” dell’interfaccia utente – fino a scenari da Black Mirror.
Negli anni scorsi decine di (ex) impiegati di Neuralink hanno dichiarato di essere stati sottoposti a costanti pressioni da parte di Musk per accelerare gli studi e le operazioni, fattore che ha portato alla morte di centinaia di animali coinvolti (in particolare topi, pecore, maiali e scimmie) a causa di errori umani che potevano essere evitati, nonché alla presentazione di risultati ottenuti in modo piuttosto approssimativo. Quando si parla di tecnologie sanitarie la trasparenza e l’accuratezza nella fase di animal testing sono al primo posto per avere contezza degli effetti a breve e a lungo termine; per questo, il comitato medico per la medicina responsabile (Physicians Committee for Responsible Medicine) aveva richiesto di porre Neuralink sotto vigilanza per possibili violazioni dei protocolli.
Riccardo Lo Re