Sarà l’occasione per scoprire o riscoprire il grande pittore del ‘900 nato proprio a Ferrara attraverso una meravigliosa selezione di opere
Ci sarà tempo fino al 25 febbraio per visitare la mostra dedicata ad Achille Funi, considerato tra i più importanti Maestri del ‘900. La sede dell’esposizione è Palazzo dei Diamanti a Ferrara per un omaggio che propone oltre centotrenta opere capaci di illustrare il percorso di Funi che è considerato un artista moderno, ma votato alla classicità. Un interprete che ha preso parte ai più importanti movimenti del tempo: dalle ricerche futuriste all’attenzione per le poetiche del Realismo magico, dalla pittura murale al recupero della tradizione italiana del Rinascimento e dell’antichità classica. La mostra è nata da un’idea di Vittorio Sgarbi, curata da Nicoletta Colombo, Serena Redaelli e Chiara Vorrasi e organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara. «Celebrare Achille Funi vuol dire celebrare uno dei più significativi pittori della prima metà del Novecento, nonché focalizzarsi su un momento fondamentale della storia artistica della nostra città, impresso ancora oggi sulle pareti e sul soffitto della Sala dell’Arengo del Palazzo Municipale, luogo aperto alla cittadinanza, dove Funi ha raccontato Il mito di Ferrara, straordinario ciclo decorativo realizzato tra il 1934 e il 1937», ha commentato Alan Fabbri, sindaco di Ferrara. Grande soddisfazione anche da parte di Vittorio Sgarbi, presidente Fondazione Ferrara Arte: «Questa mostra corona un percorso già intrapreso dalla Fondazione che presiedo con altri artisti quali Gaetano Previati, Giovanni Battista Crema, Arrigo Minerbi (al Castello Estense fino al 26 dicembre) e con Rinascimento a Ferrara. L’obiettivo è ‘tornare a Ferrara’, far vedere la grandezza di Ferrara nell’antico e nel moderno. Achille Funi ne è la sintesi: è l’artista che più di tutti sente la coscienza viva del Rinascimento e ne incarna la modernità. Insieme a Giorgio de Chirico, Funi rappresenta la dimensione internazionale di Ferrara nel Novecento». Le opere provengono da prestigiose collezioni pubbliche e private, italiane e straniere, tra cui figurano i suoi massimi capolavori. Dipinti a olio e a tempera, acquerelli e disegni a carboncino e a sanguigna, nonché cartoni preparatori per i grandi affreschi e mosaici, che offrono al pubblico l’occasione unica di riscoprire lo straordinario talento di uno dei più grandi maestri del Novecento. L’esposizione prende avvio dalle prime prove accademiche del giovane Funi, per poi lasciare spazio ai capolavori futuristi, come Uomo che scende dal tram e Il motociclista del 1914, che hanno suscitato l’ammirazione dell’amico Umberto Boccioni per la capacità di esprimere «attraverso pure forme e puri colori, una emozione plastica». Dopo le toccanti testimonianze della prima guerra mondiale, il percorso mette in luce il cruciale apporto dell’artista alla stagione del Ritorno all’ordine e alla restaurazione delle forme classiche. La fase del dopoguerra è rappresentata da opere di transizione, realizzate nel segno di Cézanne, della pittura metafisica e dell’adorato Leonardo, come Genealogia (La mia famiglia) del Mart di Rovereto o Il bel cadavere (Le villeggianti) del Museo del Novecento di Milano; seguono i capolavori del Realismo magico, la cui atmosfera di incantato stupore attinge alla cultura figurativa quattro-cinquecentesca: oltre a Maternità e La terra, anche L’acqua, presentata in questa occasione per la prima volta dopo oltre un secolo. Sono inoltre esposte alcune pietre miliari di “Novecento”, il movimento coordinato da Margherita Sarfatti, che raduna i più autorevoli esponenti di un moderno e maestoso classicismo: ne sono un esempio il leonardesco Autoritratto da giovane del Museo d’arte della Svizzera Italiana di Lugano, la picassiana Saffo, la raffaellesca Lettura domenicale della GNAM di Roma o l’androgina Venere del Musée cantonal des Beaux-Arts di Losanna.
Davide Mosca
Courtesy & Credit: Fondazione Ferrara Arte Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara e Collezione Stiftung