For Forest, un cuore completamente green
L’opera verde che in Austria ha trasformato uno stadio di calcio in foresta ha una firma italiana
Nel cuore di Klagenfurt in Austria, una foresta di 300 alberi delle varietà più diverse è “cresciuta” da un giorno all’altro nel bel mezzo dello stadio di calcio Wörthersee, colorandolo di mille sfumature dal verde all’oro. Pare quasi l’inizio di una favola, una di quelle storie intrise di magia che si raccontano ai bambini per stupirli, intrattenerli e magari fargli fare tesoro di una morale nascosta. Questo però non è un racconto di fantasia. Si tratta dell’opera ambiziosa di Klaus Littmann, artista svizzero che dopo aver studiato alla Düsseldorf Art Academy si è affermato nell’ambiente artistico come mediatore dell’arte contemporanea. La storia di quest’opera monumentale ha inizio 30 anni fa, quando Littmann viene a conoscenza del disegno di un artista austriaco, Max Peintner, intitolato The Unending Attraction of Nature.
Peintner fa arte e non solo: nato nel 1937, ha studiato ingegneria e architettura e rappresenta una delle figure di spicco del movimento ambientalista austriaco. È nel 1970-71 che crea l’opera The Unending Attraction of Nature, un disegno in bianco e nero (successivamente colorato a mano dallo stesso Littmann) che raffigura proprio una foresta all’interno di uno stadio popolato da spettatori meravigliati. A un primo sguardo non è nient’altro che un disegno, tuttavia Peintner lo rende il veicolo di un messaggio forte e chiaro, così forte che lascerà un segno nella mente di Littmann il quale, da quel momento, porterà con sé il desiderio di poterlo rendere reale.
Così, nel 2019 l’artista svizzero sa che i tempi sono maturi. Il mondo di oggi è frenetico, le persone non concedono che lo spazio di qualche minuto ad immagini e video e più di tutto, il tema sull’ambiente non si è mai fatto così importante e vicino come in questi ultimi anni. Serve un messaggio più concreto, quasi più “ingombrante” che riesca a focalizzare l’attenzione e allo stesso tempo spinga alla riflessione l’osservatore, l’essere umano.
Per rendere questo lavoro possibile Littmann raduna figure private e pubbliche, raccoglie i fondi perfino tramite la vendita-adozione degli stessi alberi che sarebbero stati piantati nello stadio e chiede i permessi per realizzare l’ambizioso progetto. Contatta inoltre lo stesso Peintner e si avvale della consulenza di Enzo Enea, famoso architetto paesaggista di origine siciliana che vive come l’artista in Svizzera e che fin dall’inizio collabora con lui per creare le condizioni ottimali per il trasporto degli alberi e la loro sistemazione nel campo.
Il progetto, racconta l’artista, prevedeva la ricerca di circa 300 alberi già cresciuti, presi da colture apposite e non sottratti a foreste già esistenti, raccolti da ogni parte del mondo e alti intorno ai 14 metri. Sarebbero stati piantati su un tappeto d’erba modellato ad hoc per risultare un verdeggiante sottobosco e tutt’intorno alla foresta sarebbe corsa una rete divisoria, perché proprio come un oggetto da esposizione tale boschetto sarebbe stato visibile agli spettatori dagli spalti, ma fuori dalla loro portata.
Il 9 settembre lo stadio di calcio Wörthersee apre le porte al pubblico. Il campo solitamente rasato all’inglese, popolato da linee bianche, reti, palloni e calciatori è stato sostituito dall’ultima cosa che ci si aspetterebbe di trovare: una foresta fatta di conifere, ciliegi, faggi, tigli e altre specie arboree. Il risultato è utopistico e stupefacente al tempo stesso, esattamente come il disegno che Peintner aveva creato 30 anni prima.
Ma la cosa più importante in questo contesto è il messaggio: una foresta come un’opera d’arte, un manufatto raro o una specie animale ormai estinta in natura, messa in bella vista nel suo recinto. Quell’agglomerato di alberi è improvvisamente diventato una visione unica e un ricordo ormai lontano in un mondo sempre più ricoperto di cemento e acciaio. Così Littmann e Peintner dipingono il mondo contemporaneo popolato di umani, troppo impegnato ad espandersi e a modificare ciò che lo circonda da non comprendere che un domani anche le foreste potrebbero diventare nulla più che visioni occasionali confinate in aree apposite, proprio come una tigre allo zoo.
Al suo ingresso nello stadio lo spettatore non troverà nessuna guida che gli spiegherà per filo e per segno la morale di questa installazione. Del resto, se da un lato il messaggio esiste e vuole arrivare a chi osserva, dall’altro vuole anche essere il principio di un ragionamento ben più ampio lasciato però alla mente di ognuno di noi.
Parlando del suo modo di fare arte è lo stesso Littmann ad affermare che in ogni sua opera presentata pubblicamente, l’elemento più importante è la percezione che il pubblico ha di quest’ultima e i pensieri che suscita. Se dai suoi lavori nascono domande quali: “Che cosa sto guardando? Qual è il significato di quest’opera e che significato ha per me?” allora l’artista può dirsi soddisfatto del suo lavoro. L’installazione, alla quale si può accedere con ingresso gratuito allo stadio, resterà a disposizione del pubblico fino al 27 ottobre, quando gli alberi saranno rimossi e il campo riportato al suo aspetto originario.
Cosa ne sarà, allora, di quegli splendidi alberi? Niente paura, perché il progetto di Littmann è quello di trasferire la piccola foresta nelle vicinanze dello stadio, così da poterla lasciare libera di crescere e di ospitare la fauna autoctona. Nei pressi della foresta inoltre, verrà allestito un padiglione che racconterà al pubblico la storia di questa installazione naturale e il messaggio che essa vuole trasmettere all’umanità che la osserva.
Benedetta Piras
© Gerhard Maurer
© Emmanuel Fradin