Museion di Bolzano inaugura una mostra innovativa dal titolo Graffiti, che offre una riflessione profonda sulla relazione tra i graffiti e l’arte contemporanea. Si tratta della prima esposizione istituzionale in Italia dedicata all’evoluzione della pittura spray, esplorando come un linguaggio nato nelle strade delle città si sia progressivamente integrato nel mondo dell’arte. Il percorso espositivo, che si sviluppa su 1.500 metri quadrati di spazio, racconta la storia di questa forma d’arte dal suo sorgere negli anni ’50 fino alle pratiche contemporanee, mostrando il modo in cui i graffiti hanno trasformato la percezione della pittura e del gesto artistico. La mostra non si limita ad analizzare i graffiti come una semplice espressione di ribellione giovanile, ma li colloca nel contesto di una tradizione artistica che ha radici in esperimentazioni già avvenute negli anni ’50 e ’60. La bomboletta spray, uno degli strumenti principali del graffiti writing, fu brevettata negli Stati Uniti nel 1951 e, sebbene inizialmente fosse utilizzata in ambito commerciale e pubblicitario, presto si diffuse anche tra gli artisti, che cominciarono a sperimentare con il suo potenziale. Pioniere in questo campo furono artisti come Hedda Sterne, David Smith, Carol Rama e Martin Barré, che utilizzarono la vernice spray per tracciare segni che prefigurano la nascita del linguaggio dei graffiti. La mostra parte proprio da questi lavori, per poi evolversi, attraverso le opere di Keith Haring, Lee Quiñones e Futura 2000, verso la vera e propria esplosione del graffiti writing negli anni ’80. Mentre gli anni ‘70 e ‘80 videro i graffiti espandersi nelle metropoli come New York, dove il fenomeno assunse proporzioni globali, la mostra esplora anche il dialogo che si è instaurato tra questi e l’arte contemporanea. Gli artisti che hanno contribuito a fondere il linguaggio della strada con la cultura visuale tradizionale includono nomi come Lady Pink, Jenny Holzer e Martin Wong, i cui lavori dimostrano come l’arte dei graffiti sia entrata nei musei, diventando una forma legittima di espressione artistica. La mostra celebra il lavoro di questi pionieri del movimento, ma mette anche in evidenza gli sviluppi più recenti, come le opere di artisti contemporanei come Christopher Wool, Heike-Karin Föll e Michael Krebber, che hanno saputo reinventare il graffiti in contesti più astratti e concettuali. La mostra non si limita a un’esplorazione della pittura spray, ma si espande a pratiche artistiche che riflettono l’integrazione dell’arte nel paesaggio urbano. Alcuni lavori, come le sculture di Klara Lidén, riflettono sull’uso degli oggetti quotidiani – come i cestini della spazzatura o le centraline elettriche – e li trasformano in opere d’arte che evocano l’estetica della strada. Josephine Pryde, con la sua “New Media Express”, presenta una miniatura di un trenino ricoperto di graffiti, interrogandosi sul rapporto tra spazi pubblici, mobilità urbana e graffiti. Opere come quelle di Alix Vernet e R.I.P. Germain, che esplorano l’arte applicata alla vita quotidiana, rendono omaggio alla cultura urbana, mescolando scultura e interventi nello spazio pubblico. L’iniziativa non tralascia il passaggio alla dimensione digitale, con opere che interrogano le possibilità offerte dalla tecnologia. I graffiti digitali di Georgie Nettell e le “Patina Paintings” di Karin Sander sono esempi di come l’arte urbana si stia adattando ai nuovi media, pur mantenendo il suo spirito di ribellione e sperimentazione. L’uso del digitale e delle nuove tecnologie amplia i confini del graffiti, creando un ponte tra il passato e il futuro della street art. La curatela della mostra è affidata Leonie Radin e a Ned Vena, un artista e archivista newyorkese che ha vissuto in prima persona il fenomeno dei graffiti. Vena racconta che i graffiti hanno avuto un impatto significativo sulla sua visione dell’arte: “I graffiti mi hanno insegnato a guardare il mondo in modo diverso, e questa mostra esplora come queste esperienze di strada possano essere reinterpretate nell’ambito dell’arte contemporanea”.

Davide Mosca

 

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