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Hearth – Solo sulla Terra l’uomo può esistere

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30/05/2022

Il legame fra uomo e Pianeta nel progetto fotografico di Gianluca Chiodi

Heart come cuore, Earth come Terra, Hearth come il focolare a cui ritornare, come il legame che ci unisce al Pianeta. Con questo nuovo lavoro l’artista Gianluca Chiodi mette in luce la centralità della relazione tra l’uomo e la Terra. È un’indagine introspettiva ma anche una denuncia di quanto il comportamento umano sia responsabile del degrado dell’ambiente e di quanto ciò riguardi tutti, nessuno escluso. L’artista sottolinea l’urgenza con cui ognuno si deve far carico delle proprie azioni e diventare fautore di una presa di coscienza globale, per non dimenticare che la Terra è la nostra origine e che è un dovere restituirla in condizioni migliori a chi verrà dopo di noi.
In questa struggente ricerca Gianluca Chiodi mette in scena Hearth nelle sale della galleria bolognese The Rooom, con cinque stazioni visive che ci invitano a riconsiderare il nostro ruolo di “ospiti” sul Pianeta.

Ogni stazione è un capitolo tematico in cui l’essere umano si trova a confrontarsi con se stesso e con la Madre Terra. Se “solo sulla Terra l’Uomo può esistere” è necessario un cambio di rotta che ci permetta una convivenza più equilibrata con il nostro ecosistema, di cui siamo parte integrante e al contempo causa principale dei suoi mali. L’unica àncora di salvezza sono il rispetto e il senso di responsabilità.

Hearth, le 5 stazioni visive

1a Stazione: I AM – Strati(foto)grafie di uomini e donne alla ri-scoperta del proprio sé

I AM è la prima tappa di un percorso che prima di essere creativo è personale e propositivo, riflettendo in pieno il pensiero dell’artista. In una serie di immagini, esseri umani a grandezza naturale si disfano dei loro averi, denudandosi, per ritrovare la propria natura e dimensione. Spogliati di tutto, di fronte all’occhio vigile e spietato di una società che giudica per ciò che si possiede e non per ciò che si è, le opere sollecitano la ricerca di una propria identità più autentica.

2a Stazione: Risvegli 100% Biodegradabile

Sommersi dalla plastica, come in un’eterna danza macabra, si consuma un corpo a corpo fra uomini, donne e le forme avvolgenti e asfissianti di plastiche leggere e colorate. Tra vittima e carnefice scatta un meccanismo ascrivibile alla Sindrome di Stoccolma, dove i sequestrati finiscono per affezionarsi ai loro sequestratori: i corpi nudi, avvolti nella plastica, sono al tempo stesso complici e ostaggi del materiale, dove il concetto di “usa e getta” è padrone. Risvegli_100% Biodegradabile è un invito all’azione e al risveglio delle coscienze per farci diventare in prima persona gli attori del cambiamento. Anche le immagini fotografiche perseguono questa missione etica: la stampa fine art su carta cotone, come sospesa in una teca di vetro e legno, si fa strumento di sensibilizzazione e incentiva all’uso di materiali biodegradabili, diventando allegoria di quella “sospensione” in cui si trova il futuro dell’umanità.

3a Stazione: Orbite

L’uomo nella sua nudità, fisica e intellettuale, gravita attorno alla terra, ne è attratto e respinto al contempo, essendo questa il perno della sua stessa esistenza. Dalla Terra l’uomo prende vita e luce, assume peso e identità. La terza stazione è una riflessione su come ogni nostra azione ed emozione – gioia, determinazione, rabbia o paura – siano condizionati dalla forza di gravità terrestre e da come siamo legati ad essa in modo imprescindibile. Orbite è la constatazione che solo sulla Terra l’Uomo può esistere.

4a Stazione: Fragile

Fragile è una camera di riflessione su quanto abbiamo finora osservato, è un microcosmo in cui una preziosa sfera in vetro soffiato accoglie l’immagine del pianeta Terra, un omaggio alla madre-universale che tutto e tutti ha generato, legandoci per sempre e portandoci a condividere i nostri destini. L’opera della 4a stazione visualizza in tempo reale il numero sempre crescente degli abitanti del mondo, oltre i 7 miliardi, e allude al potere che abbiamo di mandare in pezzi il nostro Pianeta così come l’opera in vetro, vuoi per incuria, per egoismo o per distrazione.

5a Stazione: Nel nome della madre

Con un emozionante video si conclude il dialogo personale dell’artista con il pianeta Terra e la sua riflessione sulla responsabilità che sente in prima persona in quanto “essere umano”. Nel nome della madre è un atto d’amore e un invito ad apportare i cambiamenti necessari all’interno e all’esterno di noi stessi, per ritrovare il nostro posto sulla Terra e poter continuare a sentirne il battito del cuore.

La mostra Hearth, a cura di Giorgia Sarti, si inserisce all’interno del percorso culturale e artistico attraverso cui The Rooom crea collaborazioni con i migliori creativi attivi sui temi della sostenibilità e inclusione, sviluppando progetti di comunicazione integrata e contenuti per le aziende che hanno intrapreso un percorso di transizione sostenibile. La mostra è patrocinata da Plastic Free Odv Onlus, un’associazione di volontariato nata nel 2019 con lo scopo di informare e sensibilizzare più persone possibili sulla pericolosità della plastica, in particolare quella monouso.

Nathalie Anne Dodd

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