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I capolavori della Napoli dell’800 in mostra a Roma

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16/04/2024

Duecentocinquanta capolavori potranno essere ammirati fino al 16 giugno a Roma nei prestigiosi spazi espostivi delle Scuderie del Quirinale

La scoperta di Ercolano e Pompei con l’avvio dei relativi scavi alla metà del settecento diede l’avvio al cosiddetto Gran Tour consacrando Napoli come tappa obbligata di visita di tanti artisti e intellettuali. Tra questi William Turner, Thomas Jones, John Singer Sargent, Edgar Degas. Un periodo culturale e artistico di grande fioritura per la città partenopea e che oggi è oggetto di indagine di una meravigliosa mostra organizzata nelle prestigiose sale espositive delle Scuderie del Quirinale a Roma dal titolo “Napoli Ottocento”.
Un omaggio all’Ottocento napoletano, con l’esposizione che sintetizza la grande produzione culturale della città che accolse artisti provenienti da tutta Europa a dagli Stati Uniti, arrivati a Napoli per contemplare e dipingere le attrazioni di Pompei ed Ercolano, il mare, le montagne, le isole di Capri, Ischia e Procida, gli scenari della costa amalfitana e sorrentina, il folclore, la terra fangosa del Vesuvio, la vegetazione lussureggiante della Campania, lo splendore e il degrado, l’urbanistica e il pittoresco della vita napoletana che si mescolavano tutti in un costante abbaglio. «La mostra spiegano – gli organizzatori – è un incredibile viaggio tra le visioni che la città partenopea è riuscita a suscitare e produrre e che hanno pervaso per oltre un secolo l’arte, l’architettura e l’immaginazione come poche altre culture hanno saputo fare”.
Nelle sale le opere, tra gli altri, di Ludwig Catel, William Turner, Thomas Jones, John Singer Sargent, molti esponenti della scuola di Posillipo, Portici e Resina, Anton van Pitloo, Giuseppe De Nittis, Ercole e Giacinto Gigante, con i loro paesaggi che furono, molto più che semplici vedute, immagini che invasero il mondo. A interpretare le storie e i sentimenti che serpeggiavano per la città Mariano Fortuny, i fratelli Palizzi e Domenico Morelli. E poi, quasi in maniera sorprendente, un francese la cui famiglia aveva radici napoletane: Edgar Degas. E ancora: Achille d’Orsi, Antonio Mancini e Vincenzo Gemito, fino ad arrivare a Burri e Fontana.
Capitale italiana dell’Illuminismo, Napoli nel XIX secolo divenne anche un’importante metropoli scientifica, sede di una fra le più antiche università italiane, della prima scuola di lingue orientali in Europa, del primo museo di mineralogia, dei primi osservatori scientifici. Fu anche la città dei dibattiti positivisti, delle scienze giuridiche e matematiche, dove un’intensa dialettica legò le nuove scienze a un’estetica che rimase fedele alla grande tradizione realista che ha definito l’arte napoletana fin dal periodo barocco e caravaggesco».
Per l’occasione sono stati organizzati anche degli incontri tenuti dal curatore Sylvain Bellenger e del Professor Paolo Macry docente all’Università Federico II di Napoli e fra i maggiori esperti della Storia e delle storie della città che hanno dialogato sul vortice di cambiamenti culturali, sociali e politici.

Credit Foto: Scuderie del Quirinale

Davide Mosca

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