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I giganti dei fiumi sono a rischio estinzione

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31/01/2020

Dallo storione al pesce gatto: continua il declino delle specie che popolano le acque dolci. In Cina è scomparso il pesce spatola

Gli abitanti del mare non se la passano per niente bene, tra cambiamenti climatici, specie aliene, inquinamento e pesca eccessiva. Ma in acqua dolce le cose non vanno di certo meglio. Nei laghi e nei fiumi di tutto pianeta si contano numerose specie di pesci giganti che ormai nuotano spedite verso l’estinzione. A preoccupare di più, adesso, è il futuro dello storione, della pastinaca, del pesce gatto e dell’arapaima. Pesci enormi – che pesano anche qualche centinaio di chili – che non riescono più a resistere all’impatto devastante dell’uomo.

Un esempio su tutti: gli scienziati hanno da poco raccontato, sulle pagine della rivista Science of the Total Environment, che si è appena estinto il pesce spada (o spatola) cinese, che è scomparso dopo aver nuotato nei fiumi della Cina per oltre 200 milioni di anni. Invece uno studio pubblicato da Global Change Biology dice che il 94% dei pesci giganti di tutto il mondo è ormai in fase di declino. Una sorte che non risparmia nessun Paese. Nei fiumi del Nord Italia, come riporta un articolo comparso su Repubblica.it, fino a non troppi anni fa vivevano per esempio due specie di storioni: il comune e il ladano. Entrambi si sono estinti da più di 30 anni. Ne rimane soltanto uno, lo storione cobice, che si riproduce nel Po.

Quasi inutile dirlo: la causa di tutto questo è l’uomo. Dall’Amazzonia al Gange, passando per il nostro Po, a compromettere la vita dei pesci sono alcune attività impattanti come la pesca eccessiva. E poi la modifica e la distruzione degli habitat naturali, l’inquinamento, la costruzione di dighe e naturalmente l’innalzamento delle temperature. Gli scienziati sono in allarme. E hanno ragione, visto che gli animali di acqua dolce, come ha sottolineato il World Wildlife Gund, adesso rischiano molto più di quelli terrestri o marini. Ma c’è anche da dire che alcune strategie di tutela e di ripopolamento, messe in campo un po’ in tutti i continenti, lasciano comunque ben sperare. E alcuni primi (e positivi) risultati sono fortunatamente già arrivati.

 

Dario Budroni

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