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I-MADE, il grande design italiano a Londra

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22/10/2019

Design all’avanguardia, qualità d’eccellenza e l’Italia come fonte di ispirazione

Si è conclusa da pochi giorni la prima edizione di I-MADE (Italian Manufacture, Art and Design Exhibition), l’evento dedicato al design e alla manifattura italiani che si è tenuto alla prestigiosa Saatchi Gallery di Chelsea, Londra, nell’ambito del London Design Festival. La mostra, curata dal noto designer italiano Giulio Cappellini, e diretta da Elena Foschi e dal ceo Francesco Giasullo, ha accolto oltre 50 espositori italiani e presentato conferenze e workshop con famosi designer e architetti internazionali.

La passione, la tradizione e l’innovazione caratteristiche del grande design italiano sono state al centro della manifestazione che ha riunito alcuni dei più stimati e influenti nomi del settore. Iconici oggetti e arredi sono stati esposti come opere d’arte nella Galleria Saatchi, dove l’ingegno italiano si è distinto per le collaborazioni con le più rinomate aziende e i migliori progettisti del mondo.

A corollario della mostra principale, Giulio Cappellini ha curato l’evento collaterale Take a Seat in cui ha reso omaggio a coloro che hanno fatto la storia del design delle sedute, con marchi come Ceccotti Collezioni, De Padova, Driade, Flexform, Giorgetti, MDF Italia, Molteni&C, Poltrona Frau, UniFor e molti altri.

Incontriamo oggi Elena Foschi, giovane e talentuosa direttrice di I-MADE, che vive a Londra da diversi anni.

 

Questa è la prima edizione londinese di una manifestazione dedicata completamente al grande design italiano, come è nata l’idea?

I-MADE prende forma dalla combinazione di passioni personali, esperienze e stimoli professionali collezionati da me e dal mio socio Francesco in questi anni vissuti a Londra. Si tratta di un format espositivo completamente nuovo dedicato alla qualità del design e alla cultura manifatturiera del nostro paese, messe in mostra nelle prestigiose gallerie della Saatchi Gallery, celebre museo di arte contemporanea londinese. Il progetto è stato concepito per diventare un appuntamento fieristico annuale nel quale le numerose e preziose realtà di alto artigianato italiane possano presentarsi a buyer e studi d’architettura internazionali. Il tutto però rigorosamente coordinato in un percorso curato artisticamente da Giulio Cappellini, ambasciatore del design italiano nel mondo, evitando la chiusura a stand e la classica sovrastruttura fieristica. Ogni prodotto è esaltato come oggetto d’arte quindi, non mostrato come semplice campionario.

Perché proprio Londra è stata scelta per presentare le eccellenze del design italiano?

È ben noto il fascino che il Made in Italy di qualità suscita a livello globale. Presentarsi a Londra significa presentarsi a una diversificata audience internazionale e la vicinanza all’Italia non è da sottovalutare in termini di investimento logistico per le realtà meno strutturate. I-MADE si inserisce nel contesto del London Design Festival proprio perché nella terza settimana di settembre la capitale inglese è sotto i riflettori internazionali e accoglie tutti i professionisti nel settore dell’arredo e del design. Abbiamo voluto rappresentare le grandi icone del design italiano che hanno già showroom nella city, ma anche tante preziose realtà di altissimo artigianato che sono interessate ad avere uno sbocco in un mercato cosi florido, ricettivo e in continua crescita. Lo stesso Giulio Cappellini ha sposato il progetto, conscio del fatto che Londra rappresenti da decenni uno snodo internazionale.

Fra le tante aziende e designer che hanno partecipato a I-MADE, vuole ricordarci gli espositori che hanno dato un contributo particolarmente significativo all’evento?

Sono immensamente grata ad Alias, Moroso e Porro, le prime tre grandi realtà che hanno creduto nell’ambizioso progetto, sostenendoci fin dall’inizio della campagna promozionale di I-MADE. Per un’edizione inaugurale, rompere il ghiaccio e ottenere le prime adesioni è un’emozione che non si dimentica! Nondimeno, è stato fondamentale per noi il supporto di partner del calibro di Campari, Moleskine, Birra Viola, Zuani Vini… tutte realtà italiane che hanno reso possibile il successo di questo debutto.

Quali sono i punti di forza del design italiano e perché occupa un posto tanto rilevante in ambito internazionale?

Ritengo che l’unicità del design del Belpaese risieda nel connubio tra tradizione e innovazione. Che si tratti di grandi brand o di piccoli artigiani, le nostre realtà manifatturiere collaborano da sempre con i più grandi designer internazionali e investono molto nella ricerca, prototipazione e nella qualità dei materiali. Questo aspetto di innovazione, combinato a una cultura estetica e sensibilità al bello che tutti ci invidiano, ha dato vita ai grandi classici dell’arredo, prodotti senza tempo entrati ormai nella memoria collettiva.

Qual è stata la risposta del pubblico e della stampa londinese?

Siamo molto soddisfatti di questa prima edizione che ha ottenuto un’eccellente risonanza mediatica e un alto numero di visitatori. Tra i dati raccolti: 102 press attended the exhibition, 835 guests for Thursday’s cocktail party, 1318 registered trade, more than 2000 tickets sold (general admission + students).

La location e la riconoscibilità dei brand in mostra è stata fondamentale per catturare da subito l’attenzione mediatica in un contesto già così ricco di eventi.

Quali sono i progetti per il futuro di I-MADE? State già lavorando a una prossima edizione?

 Sì, stiamo già lavorando alla prossima edizione e siamo entusiasti di riconfermare Giulio Cappellini come curatore. L’obiettivo di I-MADE 2020 è quello di mettere in risalto il design italiano a tutto tondo, dall’interior design agli accessori, dall’automotive all’illuminazione, arricchendo l’esibizione con focus tematici e mostre speciali.

 

Nathalie Anne Dodd

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