I “mondi sospesi” di Giovanni Manunta Pastorello
Il pittore sardo è uno dei protagonisti dell’arte contemporanea a partire dai anni ‘80
Nato a Sassari nel 1967, diplomato all’Accademia di belle arti di Firenze nel 1991, le sue opere nascono dallo studio di due tradizioni pittoriche differenti, quella cinese e quella italiana del 1200/1300. La prima, leggera e priva di profondità prospettiche, caratterizzata dalla calligrafia, dall’essenzialità del gesto pittorico, con una predilezione nei confronti della natura e del paesaggio, la seconda più votata alla rappresentazione, alla costruzione del disegno e alla definizione del volume. Con una semplice invenzione l’artista ha cercato una sintesi fra le due maniere pittoriche utilizzando diverse tonalità di colore nello stesso pennello. Questo gli ha permesso di non rinunciare né al gesto pittorico immediato, calligrafico né al senso di profondità e alla definizione del volume.
Il contrasto tra volume e bidimensionalità che si incarna nelle sue tele, spesso in forme astratte proprio per sganciare l’atto pittorico da una lettura allusiva e simbolica, alimenta mondi sospesi, teoremi seducenti in cui si identificano in perfetta sovrapposizione bellezza fisica e perfezione mentale. Attraverso un’estetica limpida e ricca la sua pittura indaga il creato e la rappresentazione, il paesaggio e chi lo abita, costruendo attraverso nuove opzioni combinatorie visioni sempre stranianti e a volte surreali.
«All’inizio per me dipingere – ha spiegato Pastorello – era un pretesto per capire il mondo. Ho cercato, attraverso la pittura e l’aspetto simbolico del disegno, di darle un senso, ma sono approdato ad un lavoro tutto incentrato sulla sua potenzialità. Un quadro è un quadro e cioè una semplice superficie dipinta, ma è anche il luogo in cui si crea l’occasione perché appaia la bellezza, di prendere corpo in tutte le sue forme. Mi sono convinto che la pittura sia forma pura, un fenomeno psicofisico che si è manifestato attraverso l’umanità, e considero il pittore solamente uno strumento necessario affinché l’opera si possa compiere. Apparire dal niente. Continuare a dipingere – ha concluso poi l’artista – è una sfida rivolta a tutta la storia dell’arte e, forse, l’ultima possibilità rimasta di una esistenza metafisica».