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I portici di Bologna sono patrimonio Unesco

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05/08/2021

I caratteristici porticati sono stati inseriti nella prestigiosa lista al termine di un percorso che ha coinvolto tutta la città

Se ci si arma di metro, solo nel centro storico si arriva a un qualcosa come 38 chilometri. Se invece si prendono in considerazione anche le zone fuoriporta, il totale è di 53 chilometri. Sono i portici di Bologna: simboli della città e da adesso anche patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Nati in maniera spontanea in periodo medievale, per garantire un riparo dalle intemperie e anche per facilitare il lavoro delle attività commerciali e artigiane, i portici bolognesi, grazie alla loro rilevanza sia storica che culturale, sono stati appena inseriti nella prestigiosa lista che riunisce i maggiori beni del pianeta. Una gran bella soddisfazione per Bologna, la prima città al mondo per una presenza così massiccia di porticati.

Esulta quindi Virginio Merola, il sindaco di Bologna. «I portici patrimonio Unesco dell’umanità sono un risultato che ci rende felici e ancora più ottimisti per il futuro di questa città – scrive su Facebook il primo cittadino -. Dopo la gioia a caldo arrivano anche le riflessioni e, pensando al grande lavoro fatto per questo dossier, non posso che sottolineare come, dietro la candidatura dei portici, ci sia tutta Bologna». Una bella sorpresa arrivata al termine di un lungo percorso che ha coinvolto enti, personalità, associazioni e fondazioni con l’obiettivo di portare a casa il massimo riconoscimento. E a esultare, così, è anche Lucia Borgonzoni, la sottosegretaria alla Cultura. «Con il riconoscimento di oggi, l’Italia ottiene il terzo sito in questa sessione Unesco – commenta, come riporta l’Ansa -. Grazie all’impegno e lavoro degli uffici del MiC, della diplomazia, dell’assessore Orioli con gli uffici del comune, Bologna e i suoi portici trovano il posto che spetta loro. Sono doppiamente entusiasta, sia per il riconoscimento ottenuto dopo l’impegnativo lavoro che seguo ormai da anni, sia perché Bologna è la mia città».

 

Dario Budroni

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