iCub, robot italiano
Il progetto è una piattaforma open source per lo sviluppo delle intelligenze artificiali
Il futuro della robotica si chiama iCub ed è un’autonoma tutto italiano nato da un’idea dei ricercatori Giorgio Metta, Giulio Sandini e David Vernon e in sviluppo presso l’Istituto Italiano di Tecnologia Genova. È alto 104 cm – quasi come un bambino di 5 anni – ed è stato progettato per testare e sviluppare algoritmi da utilizzare nelle intelligenze artificiali.
La prima parte del nome è un riferimento al libro Io,Robot (I robot in inglese) dello scrittore di fantascienza Isaac Asimov, mentre la seconda “Cub” al Libro della Giungla di Rudyard Kipling, in riferimento al protagonista Mowgli, il cucciolo (cub) d’uomo. iCub è un progetto open source in sviluppo dal 2004 e può contare sul supporto di una comunità mondiale di sviluppatori in tutto il mondo grazie alla distribuzione delle licenze GPL/LGPL. Ai numerosi partner accademici internazionali si affianca anche un numero selezionato di finanziatori industriali. iCub è sviluppato a partire da diversi approcci alla ingegneria neuromorfica integrando sistemi di percezione neurale, motoria e multisensoriale. La sua “pelle”, infatti, è sensibile in tutte le parti del corpo, e questo gli permette un’interazione fisica sicura con l’ambiente circostante. Le giunture della parte superiore possono snodarsi in ben 53 gradi, quelle delle mani, invece, di 9, permettendogli di gattonare, camminare, sedersi e perfino manipolare oggetti.
Oltre a questo, gli sviluppatori stanno continuando ad aggiornare le sue features per migliorare le prestazioni, integrando nel tempo sensori tattili e ottici, connettività WiFi e nuovi algoritmi di controllo dell’intelligenza artificiale. Questa continua ricerca ha portato allo sviluppo della versione 3.0 del progetto. Ma la robotica è ancora agli albori ed è troppo presto perché ogni famiglia possa avere un suo personale robot aiutante, perché i costi di produzione sono ancora proibitivi per uno sviluppo commerciale del progetto. Questa esigenza ha portato nel 2015 alla creazione del robot R, dove le parti metalliche sono state sostituite con plastica, fibra di carbonio e lamiera nel tentativo di abbattere i costi di produzione.
Francesco di Nuzzo
foto di Niccolo Caranti, via Wikipedia (CC BY-SA 4.0)