Il camaleontico mondo di Yayoi Kusama
Le mille vite dell’artista più amata da Instagram
Visionaria e geniale, l’artista giapponese Yayoi Kusama è un ciclone inarrestabile, e nonostante i suoi 89 anni continua a mietere successi planetari con prolifiche mostre, performance e installazioni. Consacrata come grande artista a livello internazionale e venerata dagli instagrammer di tutto il mondo (i selfie scattati all’interno delle sue celebri Infinity Rooms hanno sbancato il botteghino dei social), questa donna dalla vita tumultuosa e anticonformista continua ad affascinare eserciti di proseliti.
Nata nel 1929 a Matsumoto, in Giappone, fin da piccola Yayoi manifesta una grande sensibilità per il mondo animale e vegetale ma anche allucinazioni e disturbi psichici. Nonostante sia scoraggiata dalla famiglia, inizia a riprodurre artisticamente ciò che fa parte del suo mondo, trasformando le sue creazioni in un antidoto alla malattia e alle restrizioni. Covando un desiderio di ribellione si dedica allo studio dell’arte e decide di scrivere a Giorgia O’Keeffe, che le risponde e la invita negli Stati Uniti.
Per Yayoi Kusama si spalancano le porte di un nuovo mondo, si trasferisce prima a Seattle e poi a New York, e dopo un periodo di difficoltà iniziale, comincia a esporre le sue prime opere inserendosi nel contesto dell’avanguardia newyorkese e diventando a tutti gli effetti una rivoluzionaria. Dopo la prima esibizione a New York inizia un periodo di intensa produzione ed entra in contatto con i più grandi musei del mondo.
Performance di body painting, installazioni tridimensionali, dipinti e sculture astratte sono i tratti distintivi che la consacrano regina dei “dot”, i celebri pois con cui invade i salotti e le strade di New York dal 1958 al 1973, in un’epoca di passaggio dall’espressionismo astratto allo sperimentalismo di avanguardia. Ma il suo lavoro funambolico e anticonvenzionale esprime un paesaggio interiore popolato da dilemmi psicologici ed emotivi. Nel 1975 decide di tornare in Giappone per ricoverarsi in un ospedale psichiatrico di Shinjuku, a causa del persistere di allucinazioni e di problemi alla vista. Dal 1977 è ospite fissa del Seiwa Hospital di Tokyo, ma in un atelier affittato davanti all’ospedale si reca quotidianamente per dipingere. In questi anni ha continuato a scrivere e a lavorare, collaborando anche con famosi brand di moda, come Louis Vuitton e Lancôme, e dedicandosi anima e corpo alla sua ricerca.
Nel 2017 a Tokyo viene inaugurato il Yayoi Kusama Museum, uno straordinario parallelepipedo bianco progettato dallo studio di architettura giapponese Kume Sekkei, nel quartiere di Shinjuku: articolato su cinque piani, il museo accoglie una collezione permanente, collezioni temporanee e le installazioni “immersive” ideate dall’artista.
L’autunno 2019 è segnato dalla presenza dell’artista in numerose istituzioni statunitensi, a partire dalla galleria di David Zwirner. Il potente gallerista ha raccolto circa 60 opere di Kusama nella mostra Every day I pray for love, incluso una nuova Infinity Mirrored Room, “Dancing lights that flew up to the universe”, un’installazione a specchio compatta ma vertiginosa, con luci a LED che sfarfallano tra il bianco e il rosso. L’esposizione include altri lavori inediti, come Ladder to Heaven, una scala luminosa posizionata tra due basi a specchio, che sembra allungarsi all’infinito nel buio della stanza.
Attesissima anche in Europa, finalmente tre importanti musei ospiteranno una grande mostra itinerante dedicata all’artista. La prima mostra sarà inaugurata a marzo 2021 al Gropius Bau di Berlino, poi si sposterà al Museo Ludwig di Colonia, per concludere, a ottobre dello stesso anno, alla Fondazione Beyeler di Basilea. Ancora senza titolo e organizzata in stretta collaborazione con lo studio di Yayoi Kusama, la retrospettiva sarà curata da Stephanie Rosenthal, direttrice del Gropius Bau, da Yilmaz Dziewior, direttore del Museo Ludwig, e da Beatrix Ruf, guest curator della Fondazione Beyeler. Oltre alle opere più iconiche, saranno presentati anche nuovi lavori, appositamente ideati per ognuno dei tre spazi.
Come ha sottolineato il direttore Yilmaz Dziewior, che con il Ludwig Museum ha avviato un programma di ampliamento dei progetti espositivi, le opere di Kusama saranno contestualizzate nell’atmosfera sociale e politica attuale, coinvolgendo artisti provenienti dall’Africa, dall’America Latina e dall’Asia. Le mostre saranno l’occasione per approfondire circa 70 anni di carriera, tra, dipinti, sculture, collage, acquerelli, ceramiche e abiti. E, attesissime, le celebri Infinity Room.
«Lo scopo delle tre mostre è illustrare il carattere rivoluzionario della prolifica pratica di Kusama, aprendo nuove prospettive sulla sua attività», ha dichiarato Rosenthal ad Artnet. In questo contesto saranno approfonditi anche i delicati argomenti affrontati dalla ricerca di Kusama, come il femminismo e la salute mentale, indagando i temi delle sue fobie, che sono spesso al centro di performance su corpi di donne e uomini nudi.
La rassegna dunque accoglierà i famosi dot, e poi sculture morbide a forma di tentacolo e di zucca dai colori brillanti, giochi di riflessi e illusioni ottiche, sfere d’acciaio, stanze oscurate e specchiate, grandi globi luminosi sospesi e di colore cangiante, fino alle poesie registrate dall’artista che affrontano i temi della vita e della morte, diffondendo un messaggio d’amore universale.
Yayoi Kusama è meritatamente considerata fra gli artisti più influenti del ventesimo e ventunesimo secolo, e occupa una posizione unica nella storia dell’arte contemporanea, rappresentando un viaggio interiore a tratti fiabesco, a tratti angosciante, dove ogni elemento si mescola ma mantenendo fino in fondo un’identità unica ed eccezionale.
Nathalie Anne Dodd
Credits: wikipedia