Romeo Sozzi è il fondatore di Promemoria e la sua è una vita dedicata al legno e ai materiali preziosi: racconta come tutto è iniziato e come prosegue tra arte, visione passione

In una storia, sono i dettagli a fare la differenza. Romeo Sozzi ci ha costruito la propria identità, partendo da una famiglia di ebanisti specializzati nella lavorazione del legno e nel restauro. La sua azienda, Promemoria, ha raccolto quei saperi e li ha trasformati in sogni a occhi aperti, dove i colori, i tessuti e i materiali sono legati da una filosofia che guarda al benessere e all’armonia.

Come nasce un prodotto Promemoria?
Traggo ispirazione da ciò che mi circonda, dalla natura, dai miei viaggi. Non esco mai di casa senza il mio taccuino e lo porto sempre con me. Perché ovunque trovi un’idea, ne prendo nota sul mio bloc notes. Il lago di Como, dove vivo e lavoro, è sempre per me una grande fonte d’ispirazione. I suoi colori, che cambiano con il cambiare dei momenti della giornata, o le forme delle montagne che amo visitare nei momenti di vacanza. E quando l’idea è chiara nella mia mente, il mio team di artigiani è sempre pronto a sperimentare con me.

Quanto è cambiata la sua azienda fino ad oggi?
Da quando ho fondato Promemoria nel 1988, è diventata non solo una realtà creativa e produttiva di appeal internazionale nell’arredamento high profile, ma anche un inesauribile banco di prova di progetti innovativi. Promemoria si occupa di prodotto ma anche di progetto, con i nostri showroom che accolgono sia i clienti finali, sia gli architetti, sia gli studi di progettazione. Costruiamo progetti personalizzati in ogni angolo del mondo, con la creazione di prodotti unici realizzati nel rispetto degli ambienti che si troveranno ad arredare.

Lei ha più volte sottolineato che il design non è solo sguardo, ma anche tatto. In un’epoca sempre più virtuale, qual è il vostro approccio al design?
Il mondo virtuale è una vetrina importantissima e imprescindibile per un marchio come Promemoria. Eppure con i nostri showroom in tutto il mondo offriamo la possibilità ai nostri clienti di toccare con mano i prodotti. Non è raro che per realizzare i progetti di interior, i clienti più importanti siano invitati a visitare la manifattura e l’azienda, per visionare le fasi di produzione e conoscere i nostri artigiani. Questo è parte di un processo che avvicina e fidelizza i clienti, e prescinde dalla vita digitale, che è comunicazione ed è per tutti.

Quanto i materiali riescono a restituire la sua visione a chi si avvicina alle sue creazioni?
Sono una parte davvero essenziale, anche se non mi sono mai preoccupato di essere “in voga”. Il successo delle mie creazioni dimostra quanto siano moderne e incontrino i gusti del giorno d’oggi. Da un mio punto di vista, trovo che la tendenza all’eclettismo sia ormai stabile da molti anni. Il minimal è stato superato senza però scomparire, e il design più all’avanguardia si spinge verso l’ecosostenibile. Per questo sono sempre alla ricerca di nuovi materiali, anche quelli più inusuali che amo testare sui miei prodotti. Utilizzo legni certificati di provenienza locale, come il cipresso o il larice, e ricerco allo stesso tempo legni esotici poco conosciuti.

Un aspetto che si nota del suo lavoro è l’associazione dei colori. Come si fa a tenere uniti l’estetica e il rigore?
È una sfida che mi piace affrontare quotidianamente. Avendo studiato dall’Accademia delle Belle Arti adoro molto dipingere e i colori mi hanno sempre accompagnato lungo la mia carriera. Quando lavoro su un progetto abitativo, di solito inizio con lo studio della luce naturale che entra in uno spazio e solo in un secondo momento vengono i colori. Provo tutte le tinte che penso siano le migliori per quell’ambiente, ed è molto importante che i colori della parete si fondano perfettamente, o contrastino, con legni, metalli, tessuti che si trovano in una stanza.

Per realizzare un oggetto di alto artigianato ci vogliono personalità ed esperienza. Quanto influiscono su questo le sue passioni?
Tutto per me fa parte dell’esperienza e mi aiuta nel creare i nuovi prodotti e progetti, dalla lettura, al cinema, all’arte figurativa. Io sono un collezionista per natura e dalle mie collezioni traggo una forte ispirazione.

Il suo tratto distintivo è molto richiesto anche dalle migliori griffe di fama internazionale. Che cosa cercano in particolare dalla filosofia di Promemoria?
Il mobile deve essere personale, un pezzo unico. La gente ci chiede sempre qualcosa di particolare che non si trova sul mercato e grazie all’esperienza dei nostri artigiani riusciamo a realizzarlo. Credo che l’estrema personalizzazione, l’elevata qualità dei nostri prodotti e dei nostri materiali, oltre all’altissima attenzione per i dettagli, siano i tratti distintivi di Promemoria.

Che significato ha per lei l’oggetto di lusso oggi? Cosa deve essere in grado di trasmettere al pubblico?
Quando penso al lusso penso che il tempo sia un lusso. L’oggetto deve farti vivere un’emozione, deve farti sognare. Nella nostra collezione usiamo il lusso dei materiali e delle finiture del Rinascimento italiano, come i bronzi, il vetro di Murano, velluti, tessuti e pellami pregiati, creando uno stile unico che sposa sobrietà ed eleganza.

Come vede il futuro dell’interior design alla luce di una concorrenza che spinge sempre verso l’innovazione?
Innovarsi significa ricercare, ma bisogna tenere sempre un occhio ben fisso su quanto si è fatto in passato. Promemoria si innova in molti campi, come quello dell’illuminotecnica, per citarne uno. Abbiamo brevettato ultimamente una fonte luminosa LED, l’Icosaedro, che permette alle nostre lampade di essere connesse alla domotica attraverso device, anche con Apple Home Kit per alcuni prodotti. Il progresso non può però prescindere dall’investimento verso macchine tecnologicamente avanzate, che consentono all’azienda di mantenere la qualità, avere un prezzo competitivo e sgravare l’artigiano dal lavoro più meccanico. La macchina lavora con estrema precisione lasciando all’uomo il tempo per pensare, creare, accarezzare il manufatto. E questa è una peculiarità di Promemoria.

 

Riccardo Lo Re

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