Il ritorno degli Who
La leggendaria band britannica ha lanciato il suo ultimo disco. Si intitola semplicemente The Who
Avranno anche settantacinque anni. Il mondo sarà anche cambiato e la sua conquista appare molto più difficile di un tempo. Ma gli Who sono sempre gli Who e il loro ultimo album, il dodicesimo in studio, è un concentrato di pura energia. In cabina di regia ci sono sempre loro: il mito Pete Townshend, alla chitarra, e naturalmente Roger Daltrey, alla voce. Sono loro gli unici superstiti della leggendaria band britannica. Perché Keith Moon, scapestrato e abilissimo batterista, è morto quarantuno anni fa per una overdose di farmaci, mentre il bassista, John Entwistle, è scomparso diciassette anni fa per un attacco di cuore. Townshend e Daltrey, rimasti in due, non hanno mai chiuso la storia degli Who in un cassetto. Nel 2006 hanno pubblicato Endless Wire e, lo scorso 6 dicembre, hanno lanciato il loro ultimo album, che si intitola semplicemente The Who.
Considerati una delle rock band più influenti di tutti i tempi, con un esordio esplosivo nel 1965 con la celebre My Generation, gli Who hanno scritto e musicato un disco che non rinnega lo stile di sempre. Anche se il gruppo ci ha tenuto a precisare che in questo nuovo album lo spazio per il passato, in fin dei conti, è davvero poco. «Non c’è nessun tema, nessun concept, nessuna storia, solo una serie di canzoni che io e mio fratello Simon abbiamo scritto per dare a Roger la giusta ispirazione per far rendere al meglio la sua voce – ha spiegato Pete Townshend -. Siamo entrambi vecchi ormai, quindi ho cercato di stare lontano dal romanticismo e dalla nostalgia. I ricordi vanno bene, ma alcune canzoni si riferiscono alle cose di oggi».
Nati in Inghilterra nel 1964, cioè cinquantacinque anni fa, gli Who, al ventinovesimo posto della lista dei migliori artisti secondo Rolling Stone, hanno segnato intere generazioni. Per alcuni anni simbolo del movimento Mod inglese, la band, che ha saputo spaziare dal puro rock and roll all’hard rock, ha lasciato il segno grazie a brani come la già citata My Generation, Baba O’Riley e Behind Blue Eyes e ad album come Tommy e Quadrophenia. Importanti capitoli di storia musicale impossibili da replicare. Ma intanto il loro album, The Who, ha già scatenato i numerosi fan sparsi per il mondo e – cosa da non sottovalutare – per il momento ha anche convinto la critica di settore.
Dario Budroni