Cera, piombo, vetro, carta di riso. La materia, fragile e resistente, evanescente e densa, diventa voce silenziosa nell’opera di Gregorio Botta, protagonista della mostra “Il silenzio è così accurato” ospitata al MAN – Museo d’Arte della Provincia di Nuoro fino al 15 giugno. Curata da Chiara Gatti ed Elisabetta Masala, l’esposizione propone un viaggio immersivo in un paesaggio intimo e sospeso, dove l’arte non si limita a farsi vedere, ma si ascolta, si attraversa, si sente. Il titolo della mostra, ispirato a una frase di Mark Rothko, riassume l’anima di questo percorso espositivo: il silenzio come spazio di ascolto, come superficie in cui si riflettono luce, memoria e tempo. La presentazione del catalogo, svoltasi mercoledì 21 maggio, ha visto la partecipazione dello stesso Gregorio Botta, della direttrice Chiara Gatti e del critico Davide Ferri, docente di Estetica e direttore di Arte Fiera Bologna, che ha firmato il testo critico accompagnando il pubblico in una raffinata lettura delle opere. La mostra si articola come una costellazione di presenze minime e materiali essenziali. Nelle sale del MAN si respira un tempo dilatato, quasi liturgico, scandito da installazioni che rivelano un’attenzione sacra al dettaglio, alla luce, alla materia. La cera, con la sua capacità di trattenere il calore e la memoria, il vetro che separa e unisce, la carta che assorbe il tempo, il piombo che grava e protegge: elementi scelti non per la loro forza, ma per la loro capacità di parlare piano, con dolcezza e gravità.
Tra le opere più intense, la serie Pompei I–II–III–IV (2024) si distingue per la sua carica evocativa. Carta di riso, carta velina, cera, vetro e materiali naturali si stratificano su legno come affreschi archeologici: superfici delicate che sembrano custodire il respiro del tempo. Ricordano antichi muri da cui riaffiorano segni e frammenti, impronte della storia e del passaggio umano. Le forme geometriche non chiudono, ma aprono lo sguardo verso una dimensione altra, dove ciò che conta non è l’immagine in sé, ma lo spazio che la circonda, la vibrazione che genera.
Il linguaggio poetico di Botta intreccia luce, acqua, fuoco, elementi che diventano segni, umori, tracce. Le sue opere sembrano sospese tra presenza e assenza, tra ciò che c’è e ciò che manca. In questo equilibrio, il sacro non è una dimensione religiosa, ma una qualità del tempo, un’intimità che si manifesta nel gesto lento e consapevole dell’artista. Come ha sottolineato Davide Ferri, la mostra non racconta una storia lineare, ma apre varchi. Invita a rallentare, a contemplare, a entrare in risonanza con uno spazio di attesa e ascolto. Ogni installazione è un invito al raccoglimento, un altare laico dove si celebra la materia che si fa respiro.
Con “Il silenzio è così accurato”, il MAN conferma la sua vocazione a proporre esperienze artistiche di alto profilo e dal forte impatto emotivo. Gregorio Botta, con il suo linguaggio essenziale e potente, ci ricorda che l’arte non ha bisogno di urlare per farsi sentire. Basta fermarsi, respirare, e lasciarsi attraversare.
Davide Mosca
Foto Courtesy MAN Nuoro ©Alessandro Moni