Il software che aiuta i giornalisti a migliorare i loro articoli
A crearlo è stata la startup italiana ASC27. Il progetto è stato premiato al Congresso mondiale sull’intelligenza artificiale
I giornalisti potranno essere ancora più veloci nello scrivere gli articoli destinati a diventare virali sul web. E allo stesso tempo potranno avere più tempo per concentrarsi sul loro lavoro con l’obiettivo di dare maggiore sfogo alla propria creatività. È l’idea su cui si basa un nuovo software programmato da una startup italiana che è stata appena premiata a Shangai, in Cina, al Congresso mondiale sull’intelligenza artificiale. La società, che si chiama ASC27, con la sua creazione, ribattezzata Asimov, si è posizionata tra le prime dieci startup al mondo nella sezione Best practice applied algoritmics.
La startup italiana, di Roma, ha dunque creato un sistema che, grazie all’intelligenza artificiale, aiuta i giornalisti a migliorare i propri articoli e a raggiungere il più alto numero di lettori. È infatti dagli stessi lettori che il software impara gli elementi di successo di ogni articolo. Un modo per ottenere migliori risultati nel campo dell’editoria e della comunicazione e che, secondo i creatori, servirà per costruire una nuova era del giornalismo. Asimov svolgerà infatti i compiti più ripetitivi del mestiere lasciando spazio alla creatività dei giornalisti, che potranno così lavorare più sulla qualità del contenuto e delle informazioni.
Un software, quello creato da ASC27, che è già utilizzato da oltre duemila giornalisti nelle principali riviste del mondo. Una idea che è stata particolarmente apprezzata e che per questo è stata elogiata e premiata nel corso di quello che è considerato il più grande e importante appuntamento al mondo dedicato all’intelligenza artificiale. «ASC27 punta a rivoluzionare il modo di sviluppare software. Impiega sedici esperti di IA e tra di loro ci sono alcuni giovani hacker di fama nazionale – commenta Nicola Grandis, creatore della startup, come riporta l’Agi -. Il nostro motto è we create knowledege, cioè creiamo conoscenza, e lo facciamo utilizzando tecniche di intelligenza artificiale applicate alla cybersecurity e viceversa utilizzando i principi dell’hacking allo sviluppo del software per soluzioni innovative».
Dario Budroni