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“Il sogno senza fine” di Adelchi-Riccardo Mantovani al Mart Rovereto

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17/11/2022

Un’iniziativa voluta da Vittorio Sgarbi grande estimatore dell’artista ferrarese per lo più conosciuto in Germania

Immergersi nel mondo allegorico e fiabesco dell’arte di Adelchi-Riccardo Mantovani può rivelarsi un’esperienza unica. Attraverso lo sguardo di oltre cento opere esposte al Mart Rovereto per una incredibile mostra in programma fino al 5 febbraio 2023. Si tratta della prima antologica su questo straordinario pittore e disegnatore prevalentemente conosciuto in Germania, sua terra d’adozione. L’iniziativa è stata organizzata dal Mart in collaborazione con Ferrara Arte, Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara dove è andata in scena la prima tappa di questa mostra al castello Estense. Tra i più fervidi appassionati dell’arte di Mantovani c’è Vittorio Sgarbi, anch’egli ferrarese, tra i promotori di questa antologica: «Adelchi, fuori di ogni protezione o ideologia, ha dipinto, tra serenità, nostalgia e inquietudine. Un sogno senza fine». L’opera di Mantovani fluttua tra l’osservazione maniacale della realtà e la sua fedele rappresentazione, in qualche modo erede culturale di Ludovico Ariosto, Dosso Dossi oltreché del moderno Giorgio de Chirico. Nato a Ro Ferrarese nel 1942, Mantovani, rimasto orfano del padre, viene affidato alle suore dell’orfanotrofio di Ferrara dal 1946 al 1952 e poi mandato in collegio a seguire i corsi professionali per imparare il mestiere di tornitore. Nel 1964 si trasferisce in Germania e, due anni dopo, si stabilisce a Berlino, dove inizia a lavorare in fabbrica.
Il clima culturale della città lo incoraggia a riscoprire l’attitudine al disegno che si era manifestata ai tempi del collegio. Frequenta le scuole serali di pittura, i corsi di nudo, studia la storia dell’arte ed espone in mostre collettive insieme ad altri artisti. Nel 1979 abbandona i panni dell’operaio per indossare, definitivamente, quelli di pittore.
In questo periodo giunge a piena maturazione la sua singolare ricerca tesa alla creazione di un mondo allegorico e fiabesco, che affonda le radici nell’arte antica (la pittura del Quattrocento padano e il naturalismo fiammingo) e raccoglie al contempo i suggerimenti delle più affascinanti correnti figurative del primo Novecento, dalla Metafisica di de Chirico alla Nuova oggettività tedesca, dal Surrealismo di Delvaux e di Magritte al Realismo magico. «Ciò che oggi so l’ho imparato da solo -aveva dichiarato Mantovani spiegando la sua arte -. Sono, per così dire, un pittore selvaggio, perché sono cresciuto come un selvaggio, senza aiuti né sostegni. Questa fu la mia scuola d’arte: osservare e disegnare». Adelchi fin da bambino aveva avvertito l’impulso di tradurre pensieri e fantasie in immagini, oggi riconsegnate al grande pubblico con questa mostra che ne ripercorre l’intera parabola artistica rispettandone l’ordine cronologico e tematico.

Davide Mosca

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