«I tempi erano maturi, e quando a Cagliari incontrai Gaetano Brundu, già avanti nelle sue ricerche astratte, scoccò l’idea di un gruppo di giovani “ribelli”, come ci definì la stampa». Così racconta Primo Pantoli quando, appena venticinquenne, decide di approdare in Sardegna, dove insegnerà discipline artistiche liceo artistico di Cagliari fino al 1990. Il fondatore dei primi gruppi d’avanguardia sull’isola – Studio 58, Gruppo di Iniziativa, Centro di Cultura Democratica – sarà protagonista del nuovo appuntamento con il progetto V-Art Quartu Exposition allo spazio espositivo “The Social Gallery” di Quartu Sant’Elena. Una mostra, a curata da Roberta Vanali con la direzione artistica di Giovanni Coda, che è tutto un programma: Invece di Amore, Primo Pantoli Exhibition.
L’inaugurazione ufficiale avverrà il 10 maggio alle ore 18:30. Un’opportunità unica per conoscere la sua storia, il suo percorso e il suo stile. Dopo gli studi a Firenze e Lucca, il pittore e scultore nato a Cesena nel 1932 ha negli anni inciso a stampa opere di xilografia, acquaforte, puntasecca oltre a progettare un centinaio di manifesti per manifestazioni culturali e politiche. Inoltre ha realizzato delle scenografie per il teatro e la televisione, e allestito sale per congressi e conferenze. Ma la sua vera forza, ricorda Roberta Vanali, è un’altra.
«L’artista concepisce una sorta d’ideologia per immagini di matrice Fauves e contaminazioni del più crudo espressionismo. Un esempio calzante è l’opera che apre il percorso della mostra descrivendo gli ultimi momenti in croce di Cristo quando a gran voce urlò: “Perché mi hai abbandonato?” Ossia Lamma Sabactani (1958). Stessi presupposti per La Bestia (1961) opera fondata sull’erotismo, uno dei cardini della sua poetica, che arriva in risposta ai tabù dell’epoca. Esplicito atto d’accusa contro i falsi moralismi. Meno cupa e aggressiva è l’opera di passaggio Grrr invece di amore (1969), ispiratrice del titolo della mostra. É in questo frangente che la forma perde di consistenza fino a scomporsi e galleggiare nell’atmosfera. Mentre ai colori brillanti associa i primi interventi didascalici. “La pittura mi serve per gridare”, amava ripetere».
Dagli anni ‘70 le forme si fanno dolci come in Vania corre verso il mare (1971) e Famiglia groviglio (1972). Negli anni Ottanta, invece, la natura entra a far parte del suo linguaggio raggiungendo il culmine della contemplazione. «Fu un periodo di grande serenità vissuto a contatto con la natura» ha dichiarato l’artista. Non a caso «la figura umana quasi scompare per lasciare spazio a luminosi paesaggi mediterranei restituiti con piccoli tocchi di colore consentendo la fusione tra oggetto e spazio», prosegue Vanali. «Un modus operandi che l’artista fa suo per due decenni ma che al contempo risente di proprietà gestaltiche, teorie transazionali ed optical. L’Albero (1977), Sotto il lenzuolo (1977) e Onde (1982) sono concepiti come paesaggi ipertrofici dati dall’accostamento e sovrapposizione di segni brulicanti dove la contemplazione della natura avviene in maniera analitica».
Dopo gli anni Novanta, lo stile dell’artista recupererà «gli esiti espressionistici che contraddistinguono il periodo più dissacrante dell’artista» come afferma la curatrice. Lo dimostra con opere di pregevole fattura come In morte di un amore (1999), La TV (2001) e Lo Scultore (2008). Ma per capire meglio il percorso dell’artista saranno disposti dipinti insieme a chine e acquerelli realizzati tra il 1959 e i primi anni Sessanta. Opere che «rimandano a Chagall e al Picasso monumentale dei primi anni Venti, talvolta caratterizzati da frasi o brevi poesie che nel tempo hanno dato un apporto fondamentale alla ricerca di questo maestro di straordinario eclettismo», conclude Vanali.
Riccardo Lo Re