Nel 2020 uscirà Ghostbusters Legacy, il terzo capitolo della storica saga. E i fan di tutto il mondo si sono già scatenati.
La vecchia e polverosa Ecto 1 esce dal garage e gli zaini protonici, dopo trentasei anni, tornano finalmente sulle spalle di qualcuno. In altre parole, gli acchiappafantasmi sono tornati. Il primo trailer, uscito solo pochi giorni fa, ha già fatto il giro del mondo. E subito si intuisce che Ghostbusters Legacy rappresenta un elemento di rottura con il passato. A fare da sfondo alla storia non c’è più una caotica e opulenta New York ma un contesto decisamente più periferico, quasi rurale. La trama, almeno da quello che si percepisce dal trailer, è questa qui: un un gruppo di ragazzi, dopo alcune inquietanti manifestazioni del paranormale, riscoprono gli strumenti del mestiere dei vecchi Ghostbusters e si preparano così a rispedire i fantasmi all’altro mondo.
Il terzo capitolo della saga uscirà nel 2020, trentasei anni dopo il primo film cult che ha segnato intere generazioni. In regia c’è Jason Reitman, il figlio di Ivan Reitman, cioè il regista del primo Ghostbusters. E nel cast c’è anche Finn Wolfhard, classe 2002, uno dei protagonisti di Stranger Things e It. Anche se nel trailer ancora non compare nessuno di loro, in Ghostbusters Legacy dovrebbero fare il loro ritorno i vecchi cacciatori di fantasmi: Peter Venkman, interpretato da Bill Murray, Ray Stantz, cioè Dan Aykroyd, e Winston Zeddmore, ovvero Ernie Hudson. Non ci sarà Egon Spengler, perché l’attore che lo interpretava, Harlold Ramis, è scomparso pochi anni fa.
I fan degli acchiappafantasmi, visto il primo trailer, si chiedono ora se il film in uscita riuscirà a non deludere le aspettative. Considerato il cast, e anche il livello del regista, dovrebbe trattarsi comunque di un bel lavoro. Ispirato alle ambientazioni tipiche degli anni Ottanta, come del resto fa la serie Stranger Things, il nuovo film dovrà anche far dimenticare il mezzo fiasco del 2016, quando si tentò di resusciscitare i Ghostbusters con un team di acchiappafantasmi tutto al femminile. Le critiche, tre anni fa, non furono particolarmente positive.
Dario Budroni