La National Gallery è aperta al pubblico della rete
Il museo amplia la sua offerta formativa con eventi interamente online, dalla mostra Artemisia agli incontri con autori ed esperti
C’è un vuoto intorno a noi. Il peso dell’assenza di eventi culturali, di spettacoli teatrali e proiezioni in sala comincia a farsi davvero sentire. Da marzo del 2020 è stato un continuo alternarsi di “apri e chiudi”, delle fasi a singhiozzo in cui la cultura ha potuto ripartire in sicurezza. La National Gallery, il museo più conosciuto a Londra, ha comunque trovato una soluzione che cerchi di riempire quel vuoto lasciato dal pubblico dentro le mura del palazzo di Trafalgar Square. Per quanto sia davvero possibile sostituire la magia di assistere in prima persona ai quadri di Van Gogh, di William Turner, di Caravaggio, o all’illusione ottica del teschio comparso al centro del quadro Ambasciatori di Hans Holbein il Giovane. Ma in situazioni straordinarie, servono scelte coraggiose che tengano conto di un bisogno crescente di alimentare la mente e lo spirito. Un programma digitale disponibile tutto il giorno, e aperto a tutti, senza distinzioni.
La mostra Artemisia e gli altri eventi
Già durante il lockdown di marzo 2020 la National Gallery ha visto un notevole aumento di visitatori sul proprio sito che raccoglie tutte le informazioni sulle opere esposte. Si parla infatti di un incremento del 71% del tempo mesi sulle singole pagine dedicate ai dipinti, e di un aumento delle sessioni individuali del 30%. A questo si è aggiunto, con ottimi riscontri, un programma multimediale che varia dagli incontri con esperti agli eventi di grande spessore. Tra questi, la mostra Artemisia, messa a disposizione del pubblico a partire da novembre. Si tratta di un contenuto on-demand, un tour di circa trenta minuti in cui la curatrice dell’esposizione, Letizia Treves, racconta la storia di Artemisia Gentileschi attraverso i quadri che rappresentano di più la sua poetica. Gennaio si è arricchito di altri contenuti artistici. Sul sito della National Gallery, lo scorso 21 gennaio, un incontro con l’autrice Theresa Lola, la quale ha spiegato come il suo poema, Look at the Revival, si fosse ispirato all’opera di Jan Gossaert Adorazione dei Magi, al centro di un’altra mostra nelle stanze digitali del palazzo, Sensing the Unseen Step into Gossaert’s ‘Adoration’. Della stessa caratura l’evento del 18 febbraio Crossing Borders: Albrecht Dürer’s Renaissance, in vista di Dürer’s Journeys: Travels of a Renaissance Artist, curata da Imogen Tedbury e in programma da marzo.
Arte e società, le altre iniziative
Una mostra non è solo fatta di immagini o autori illustri. È soprattutto un mezzo per veicolare un messaggio. Il National Gallery lo è per molti aspetti. L’incontro Art and disability, ad esempio, offre un modo efficace per offrire uno sguardo ampio e completo sulla disabilità nell’arte, spesso ignorata nella società odierna ma che in questo caso emerge grazie al filmmaker Richard Butchins. Con Where we belong gli artisti Ashton Attzs, Claire Mead, Dan Vo, Sacha Coward e Sheldon Goodman porteranno il pubblico alla scoperta dei dipinti durante l’LGBT+ History Month, sottolineando la centralità di questo tema per il National Gallery.
Il programma completo
Tutto, in funzione del fruitore, anch’esso centrale in questo periodo in cui è privato di uno spazio fisico. La galleria ha dunque pensato a a dei veri e propri laboratori creativi. Il primo è Talk and Draw, dove l’utente oltre a seguire il dibattito si troverà a dover sperimentare direttamente sul foglio da disegno. Il secondo è Art through words, degli appuntamenti con l’arte dedicati a persone non vedenti e ipovedenti. I corsi possono essere anche collettivi, come il caso di Decoding pictures, un modo innovativo di imparare ciò che sta dietro a dipinto grazie a un tour virtuale e interattivo, e Musical tales, adatto ai più piccoli. Per chi adora le sfide, saranno disponibile delle sessioni su Zoom dove le famiglie, dopo aver ascoltato una storia, possono ispirarsi per creare un’opera d’arte nuova di zecca.
Riccardo Lo Re
Foto: © National Gallery, London