La sindaca di Amsterdam vuole vietare la cannabis ai turisti
La prima cittadina contro il turismo selvaggio: i visitatori della città potrebbero non entrare più nei coffee shop
I coffee shop potrebbero diventare off limits, ma solo per alcune categorie di persone. La sindaca di Amsterdam sta pensando di mettere alla porta dei famosi locali i numerosi turisti che ogni giorno invadono la città olandese per consumare liberamente la cannabis, oltre che per fare due passi nel quartiere a luci rosse. Un andazzo che alla prima cittadina non piace più di tanto, visto che il fenomeno metterebbe anche in secondo piano i luoghi storici e le bellezze architettoniche della città. La sindaca Femke Halsema, della Sinistra verde, ha inviato una lettera a tutti i consiglieri comunali, con uno studio in allegato. Secondo i dati in suo possesso, i turisti di un’età compresa tra i 18 e i 35 anni sbarcano ad Amsterdam soprattutto per poter fumare liberamente la cannabis nei coffee shop. Una vera e propria invasione, considerato che la città conta poco più di 1 milione di abitanti mentre i turisti sono 17 milioni ogni anno. L’obiettivo finale della sindaca, dunque, sarebbe quello di ridurre in questo modo un flusso turistico ormai sempre più asfissiante e deleterio.
Per tutti questi motivi, ben consapevole di rischiare di demolire una sorta di mito divenuto celebre in tutto il mondo, Femke Halsema avvierà un nuovo studio finalizzato alla riduzione dell’attrazione dei turisti nei confronti della cannabis, regolamentando allo stesso tempo la vendita all’interno dei coffee shop. Del resto, anche altre città olandesi hanno da poco adottato la stessa soluzione, vietando di fatto la vendita ai non residenti. Per quanto riguarda i tour nei quartieri a luci rosse, il pugno di ferro è stato già programmato. Dal prossimo aprile saranno per esempio vietati i tour organizzati tra le vetrine. E questo perché i residenti denunciano da anni i comportamenti a volte molesti e maleducati dei numerosi turisti. Stesso discorso per le prostitute, che lamentano fenomeni abusivi e anche fotografie scattate senza alcun tipo di consenso.
Dario Budroni