Lamborghini celebra i Beatles con la sua 400 Gt 2+2
L’autovettura sarebbe appartenuta a Sir Paul McCartney che l’avrebbe acquistata nel ‘68 quando i Beatles registrarono Let it Be e il famosissimo White Album
Il destino di una grande band è quella di scavalcare i confini della storia per approdare nella leggenda. Come è successo ai Beatles che continuano a viaggiare nel tempo con la loro musica conquistando i giovanissimi di ogni epoca e generazione. Non è certamente strano quindi che il mito dei quattro artisti di Liverpool si sia intrecciato anche per un solo episodio con un’altra grandissima storia: quella di Lamborghini e delle sue dreamcar. Ed è così che nel giorno del 60esimo anniversario dall’uscita del primo singolo dei Beatles Love Me Do, il 5 ottobre, del 1960 emerge questa connessione. Il tutto attraverso la visione del documentario “Set Back” del regista Peter Jackson. Le immagini raccontano dell’ultima esibizione dal vivo per l’ultima volta sul tetto del quartier generale dell’Apple Corps a Savile Row il 30 gennaio 1969 e di una Lamborghini 400 GT 2+2 Rosso Alfa con interni neri che era parcheggiata sulla strada sottostante. Nonostante la mancanza di una documentazione che lo attesti sembra proprio, secondo molte testimonianze dirette, che il gioiello di Sant’Agata Bolognese appartenesse proprio a Sir Paul McCartney che pare si fosse lasciato cadere tra le braccia del fascino della Lamborghini 400 GT 2+2. Sembrerebbe che McCartney ne possedesse una nel periodo in cui i Beatles registravano il loro White Album nel 1968, tra cui l’immortale Let It Be con cui conclusero carriera. La 400 GT 2+2 si era già affermata come una delle migliori granturismo disponibili sul mercato. Era la perfetta espressione dell’obiettivo iniziale di Ferruccio Lamborghini, ovvero produrre la GT più veloce e comoda e, nella configurazione 2+2, anche piuttosto pratica. Disegnata dalla Carrozzeria Touring, una delle aziende leader in fatto di stile e artigianalità, era dotata di motore V12 da 4 litri con doppio albero a camme in testa, che ancora oggi, nella sua architettura, è un tratto distintivo delle vetture Lamborghini. E in questi giorni una Lamborghini 400 GT 2+2, per omaggiare la band più famosa al mondo, ha percorso le strade di Londra dagli studi di Abbey Road a Savil Row. «È da qui che Paul McCartney ha tratto ispirazione: Londra, la città che ha guidato la sua scrittura, i suoi processi creativi e la sua sconfinata curiosità – ha affermato Jones -. Se in passato si era considerato un tradizionalista, i rapidi cambiamenti che hanno interessato la cultura underground londinese lo spinsero a esplorare la sua creatività, continuando a lavorare con John Lennon per regalarci una sequela di capolavori musicali tuttora senza pari», ha spiegato il giornalista inglese Dylan Jones OBE che più volte ha intervistato Paul McCartney.
Davide Mosca