L’Atlante di botanica profumata
Nel racconto olfattivo di Jean-Claude Ellena, fiori, cortecce, frutti e radici: il fascino intangibile di odori e profumi
Per i profumieri gli odori hanno mille finezze che vanno ascoltate con cura per comprenderle prima di rendersi conto di che cosa rappresenti la somma di tutti i loro aspetti: gli odori sono complessi, segreti e non si rivelano senza una prova d’amore. Jean-Claude Ellena
Siamo immersi in un mondo di odori e di profumi, possiamo percepirne la presenza ma non toccarli, riconoscerli ma non vederli, annusarli e poi riprodurli, modificarli e crearne dei nuovi. I profumi raccontano una storia olfattiva di biodiversità e chimica, evocano ricordi e sottendono misteri, possono scomporsi e ricomporsi in infinite declinazioni e combinazioni.
A partire da Carlo Linneo, padre della moderna classificazione degli organismi viventi, tanti furono gli studi condotti per catalogare le piante, ma nessuno si è interessato ai loro odori, che non esistono di per sé, come i colori e i suoni. Siamo soliti collegare odori e profumi a persone ed emozioni: la pelle di un bambino “profuma di latte”, un vino pregiato può “saper di formaggio” o ancora in una serata autunnale potremmo “sentire l’odore della pioggia che arriva”, ma un vero e proprio archivio olfattivo non esiste e forse anche da ciò deriva l’infinito fascino che questo mondo intangibile esercita su di noi.
Il viaggio poetico di Jean-Claude Ellena
Jean-Claude Ellena, “naso” esclusivo di Hermès per quattordici anni e dal 2018 creatore indipendente di profumi, si è cimentato nell’ardita impresa di catalogare parte degli odori e dei profumi che utilizza per le sue fragranze, suddividendoli in base alla parte della pianta da cui si ricavano. Oltre a descriverne il sentore, ha composto una sorta di viaggio poetico, geografico e botanico attraverso alcune delle specie più profumate e utilizzate in profumeria, nella cosmesi e in cucina.
Nasce da questo immaginario l’Atlante di botanica profumata, per le edizioni Ippocampo, un volume splendidamente illustrato da Karin Doering-Froger, che racconta tra le bellissime tavole aneddoti personali e storie millenarie legate a 36 degli ingredienti più famosi della profumeria.
Illuminato dalle parole di Jean Giono, “Gli dèi creano gli odori, gli uomini fabbricano dei profumi. Deboli e nudi, riescono a sopravvivere solo per mezzo di macchinari (e macchinazioni). Il profumo è l’odore più l’uomo”, Ellena si interroga sulla differenza tra odori e profumi, sulla loro origine divina e sul ruolo della natura e della chimica nella nascita dell’arte della profumazione. “Per i profumieri gli odori hanno mille finezze che vanno ascoltate con cura per comprenderle prima di rendersi conto di che cosa rappresenti la somma di tutti i loro aspetti: gli odori sono complessi, segreti e non si rivelano senza una prova d’amore”.
Ogni profumiere ha una sua personale classificazione degli odori, raggruppati secondo le corrispondenze olfattive nate dalle esperienze acquisite nel corso degli anni. Secondo l’approccio di Ellena gli odori sono descritti in funzione del legame che intrattiene con ognuno di essi, secondo la loro provenienza e presentando la parte della pianta da cui sono estratti. “Ci si stupisce di scoprire che l’odore dell’iris proviene dai suoi rizomi e non dal fiore, che quello della viola emani dalle foglie esattamente come il geranio, i cui fiori sono inodori; che l’odore della carota sia estratto dai semi e non dalle radici, che il patchouli non sia un legno ma una foglia, e così via. Altrettanti modi di scoprire gli odori e di comprenderli”.
L’Atlante di botanica profumata e i segreti delle fragranze
L’Atlante è suddiviso in sette sezioni, una per ogni per parte delle piante prese in considerazione. “Legno da costruzione, legno da carpentiere, legno da falegname, legno da ebanista, legno da liutaio… ogni legno ha il suo odore, a volte forte, a volte debole, ma tutti gli artigiani e gli artisti riconoscono a fiuto il legno di cui si servono”.
Il capitolo Legni e cortecce narra storie e aneddoti legate al legno di sandalo, alle cannelle, al cedro della Virginia e al muschio di quercia. “Le foglie le tagliamo, le spezziamo, le strappiamo, le stropicciamo. Il loro unico fine è di essere utili e utilizzate. La maggior parte del tempo le consideriamo piante aromatiche, aromi: danno sapore e a lungo le abbiamo chiamate le ‘spezie dei poveri’. Per le foglie, non occorre andare in un paese esotico: la maggior parte di quelle usate nei profumi si trova nel nostro giardino e se non ne abbiamo uno, c’è sempre l’ortolano”.
La sezione dedicata alle Foglie comprende il cisto labdano, l’assenzio e l’artemisia, il basilico e il dragoncello, il geranio Rosat, il patchouli e la violetta.
I Fiori sono nel nostro immaginario la parte più profumata di una pianta, ma non è esattamente così, alcuni non hanno odore, altri producono profumo solo in specifiche ore del giorno e della notte. Un esempio è la bella-di-notte o Mirabilis jalapa, che, come dice il nome, si apre e profuma solo di notte, altri, come le rose e i frangipani esalano i loro effluvi solo di giorno. Altri ancora, odorano a intermittenza. Fra le essenze floreali profumate Ellena sceglie il gelsomino, la lavanda, la mimosa, il narciso, l’arancio amaro, l’osmanto, le rose, la tuberosa, l’ylang-ylang.
“In profumeria gli odori di prugna, mela, pera, pesca e albicocca sono riuniti nella categoria ‘frutti di frutteto’; quelli di fragola, di lampone, di mora e di ciliegia in quella dei ‘frutti rossi’; quelli dell’ananas, del frutto della passione, del mango e della banana in quella dei ‘frutti esotici’. Tutti questi odori sono il risultato di combinazioni di alcune molecole chimiche – come minimo due – dato che nessuna di esse ha l’odore di uno di questi frutti. In pratica solo gli agrumi sono d’origine naturale, mentre l’odore del ribes nero non proviene dai frutti, ma dai germogli della pianta”.
Il capitolo dedicato ai Frutti ci conduce nel mondo del bergamotto, dei germogli di ribes nero, del limone e dell’arancio dolce.
Ma qual è l’origine del nome “profumo”?
Nell’età neolitica, per coprire l’odore dei morti nelle tombe collettive venivano fatte bruciare scorze di legno e resine di betulla, e dopo oltre mille anni i sacerdoti dell’antico Egitto iniziarono a utilizzare le fumigazioni per onorare gli dèi e chiedere loro favori, usando incensieri su cui deponevano lacrime d’incenso e di mirra, resina di labdano, foglie e legni odorosi quali il mirto o il canforo. Dalle esalazioni di questi fumi deriva il “pro-fumo”.
Il capitolo Gomme e resine è un excursus poetico e tecnico sulla storia del benzoino, del galbano, della mirra e dell’incenso.
“Il pepe nero (Piper nigrum) è con la cannella, la spezia d’origine indiana più nota e più antica. Nel Medioevo era la più costosa e quindi la più apprezzata, al punto che si riscuotevano tasse in pepe e lo si utilizzava come moneta di scambio. Le monete metalliche erano rare e la ricchezza si misurava a peso di pepe”. Assieme ai pepi nella sezione dedicata ai Semi troviamo la noce moscata, l’ambretta, il cardamomo verde, la carota, il macis, la tonka e la vaniglia. Come ricorda la definizione del dizionario “le bacche, i semi, le semenze, i noccioli sono organi dormienti atti, dopo la germinazione, a produrre un nuovo individuo”.
Ritornando alle origini di tutto, alle Radici, si conclude la parte botanica del libro, con le magnifiche pagine sull’angelica, l’iris e il vetiver. Usate a scopi medici, magici o affettivi, le radici vengono spesso utilizzate in modo confuso, nella maggior parte dei casi ispirandosi a riti esoterici o a tradizioni familiari. Gli oli essenziali provenienti da radici sono rari ma conservano e condividono l’odore della loro provenienza. Le radici sono l’essenza stessa della terra e il primo nutrimento dell’uomo.
Concludono il volume un testo dedicato ai “corpi chimici” dei profumi e un esauriente glossario che ci permette di utilizzare in modo appropriato il linguaggio della profumeria, facendoci comprendere quanti ingredienti e trasformazioni vivono in quel liquido misterioso che si nasconde in una boccetta.
Nathalie Anne Dodd