Si tratta della prima esposizione dell’artista di Gavoi in una istituzione italiana come quella del Museo Nivola

Tra figurazione e astrazione i paesaggi naturali vengono evocati da larghi sfondi di verde che rimandano ad alberi e piante con dettagli stilizzati che richiamano i Maestri del primo Rinascimento, da Masaccio a Piero della Francesca. Dal punto di vista simbolico l’immagine del giardino come dimensione segreta e spirituale ricorda il trittico Il Giardino delle delizie, realizzato a partire dalla fine del Quattrocento dal pittore fiammingo Hieronymus Bosch.
Siro Cugusi, originario di Gavoi, è un artista eclettico e il suo genio artistico potrà essere ammirato per la prima volta in una istituzione italiana a Orani nel prestigioso Museo Nivola dal 30 marzo al 3 giugno prossimo. Le sue “Chimere”saranno oggetto dell’esposizione curata da Luca Cheri e Camilla Mattola e realizzata dal Museo Nivola grazie agli sponsor istituzionali della Regione Autonoma della Sardegna, del Comune di Orani, della Fondazione di Sardegna, della Biennale di Barbagia e con il supporto della Biennale di Barbagia con il progetto di Alessandro Floris e la realizzazione dell’allestimento di Alessandro Floris.
Come spiegato dai due curatori: «La mostra è un viaggio nella produzione più recente dell’artista, caratterizzata da grandi tele che rivisitano i generi tradizionali del paesaggio, della natura morta, del nudo e del ritratto, combinando in modo inaspettato elementi iconografici riconoscibili, forme astratte e pennellate gestuali. La costruzione prospettica, che alterna i sistemi rinascimentali del punto di vista monofocale centrale e della veduta a volo d’uccello a distorsioni novecentesche tipiche della Metafisica e del Surrealismo, è fondamentale per unificare sulla tela una serie di elementi incongrui, a volte difficilmente distinguibili. La profondità è però spesso contraddetta da sfondi decorativi piatti, reiterati e sovrapposti su diversi piani.bIn questo spazio irrazionale emergono frammenti figurativi in lotta contro un ricorrente impulso all’astrazione che si traduce in pennellate materiche ed espressive. Si intravedono parti anatomiche, ingranaggi e pezzi di macchine, strumenti e oggetti familiari ma difficili da identificare. Campiture rosa rimandano alla carne umana, con un richiamo ai corpi gelatinosi e grotteschi nei dipinti di Francis Bacon, ma rasserenati dalla tavolozza ricca e luminosa. In alcune figure non sembra possibile distinguere la materia biologica da quella meccanica, quasi come se le due dimensioni si confondessero.Il grande formato conferisce alla pittura di Cugusi una qualità esperienziale: le tele creano un effetto ambientale e immersivo. La sensazione è quella di essere catapultati all’interno di scenari impossibili a metà tra l’inconscio e la realtà. Attraverso questi paesaggi dominati da illusioni e immaginazione, l’artista prova a costruire un mondo parallelo e utopico, una personale dimensione estetica e poetica, in una ricerca che, destinata inevitabilmente a scontrarsi con la prosa della realtà, non può che rivelarsi una chimera».

Siro Cugusi nasce in Sardegna nel 1980. Si diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti di Sassari nel 2004 e in seguito si trasferisce a Parigi. A partire dal 2003 ha preso parte a numerose mostre in Italia e all’estero. Tra le personali si ricordano Voyage and Return (Cooke Latham Gallery, Londra, 2022); Forest (Steve Turner Gallery, Los Angeles, 2020; A Saucerful of Secrets (Galeria ATC, St. Cruz de Tenerife, 2019); Aleph (Annarumma Gallery, Napoli, 2018). Al momento vive e lavora in Sardegna.

Davide Mosca

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