C’è un modo lieve e ironico di raccontare il mondo, di osservarne gli angoli buffi e toccanti, le assurdità e le meraviglie. È lo sguardo inconfondibile di Elliott Erwitt, protagonista indiscusso della fotografia del XX secolo, che dal 28 giugno al 21 settembre 2025 è al centro della mostra Icons al Palazzo Bonaparte di Roma, nello spazio Nuovo Generali Valore Cultura. Prodotta da Arthemisia in collaborazione con Orion57 e Bridgeconsultingpro, con il supporto della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale e altri partner, la mostra rappresenta un tributo vibrante e completo alla poetica visiva di Erwitt: un percorso attraverso la memoria collettiva del secolo scorso, fatto di sguardi, sorrisi, ironia e profondissima umanità. Curata da Biba Giacchetti, con l’assistenza tecnica di Gabriele Accornero, Elliott Erwitt. Icons raccoglie più di 80 fotografie che attraversano oltre sessant’anni di carriera. Dagli scatti intimi della vita quotidiana ai ritratti delle icone del secolo – Marilyn Monroe, Fidel Castro, Che Guevara, Marlene Dietrich, Sophia Loren – ogni immagine è uno squarcio nel tempo che rivela qualcosa di eterno e al tempo stesso personale. Come diceva Erwitt: “Il tipo di fotografia che piace a me, quella in cui viene colto l’istante, è molto simile a uno squarcio nelle nuvole”. Una luce improvvisa, che illumina l’ordinario e lo trasforma in arte. Nato nel 1928 a Parigi e cresciuto tra l’Europa e gli Stati Uniti, Erwitt è stato per decenni uno degli sguardi più riconoscibili della celebre agenzia Magnum Photos, della quale fu membro dal 1953. Con il suo approccio ironico ma mai superficiale, ha raccontato la storia e i suoi protagonisti con la leggerezza di un umorista e la precisione di un grande cronista. Nel percorso espositivo spiccano le sue immagini più celebri: il bacio dei due amanti in auto in California, il diverbio tra Nixon e Krusciov, il funerale di Kennedy, il match leggendario tra Alì e Frazier. Accanto a queste, ritratti personali come quello della figlia neonata, o scene surreali che mettono al centro le sue amate muse: i cani. Particolarmente iconiche sono le fotografie di cani, spesso immortalati dal basso, con solo i piedi dei padroni visibili: un punto di vista che svela la visione democratica e profondamente empatica di Erwitt. Per ottenere l’effetto desiderato, raccontava, non esitava a suonare trombette o abbaiare, pur di cogliere quell’attimo di naturalezza e sorpresa. Il cane, con la sua spontaneità, diventa metafora dell’uomo: libero da maschere, istintivo, autentico. E così anche le sue foto, pur nella loro costruzione compositiva precisa, mantengono una freschezza che le rende immediate e senza tempo. Icons è molto più di una retrospettiva: è un invito a guardare il mondo con occhi nuovi. Le immagini di Erwitt fanno sorridere, ma anche pensare. Emozionano, sorprendono, commuovono. In un’epoca spesso schiacciata dalla serietà e dall’ansia, il suo sguardo rappresenta un balsamo: un promemoria che, anche nel quotidiano più semplice, si può scovare la bellezza, l’assurdo, la poesia. La mostra arriva dopo il grande successo della retrospettiva dedicata a Edvard Munch e inaugura la stagione estiva di Palazzo Bonaparte, rinnovando la vocazione del luogo a ospitare i giganti dell’arte visiva mondiale. Un’occasione unica per incontrare l’anima leggera e penetrante di uno dei più grandi fotografi del nostro tempo.
Davide Mosca
Elliott Erwitt, New York City 199 stampa in gelatina d’argento courtesy Arthemisia_Palazzo Bonaparte
Elliott Erwitt, New York City 1950 Couertesy Palazzo Bonaparte_Arthemisia.jpg
Elliot Erwitt, Bulldogs on stoop. New York Usa Courtesy Palazzo Bonaparte_Arthemisia.jpg