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L’UE vara il Nature Restoration Law per proteggere il mare

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06/03/2024

Un’arma normativa che è stata definita “come punto di svolta” per la tutela dell’ambiente e del mare il cui destino è strettamente legato a quello umano

Dal futuro del mare dipende quello dell’umanità e dell’intero pianeta. Una convinzione scientifica che è ormai uscito dagli ambienti accademici e di ricerca per investire il sentire comune di tutti o quasi. È cosa nota, infatti, come nelle agende politiche sia sempre più presente la tematica della tutela degli ambienti e soprattutto come sia presente nelle priorità delle giovani generazioni. È in quest’ottica, grazie anche all’impegno di associazioni come Worldrise onlus che si è arrivati a un provvedimento di fondamentale importanza firmato dall’Unione Europea e che porta il nome di Nature Restoration Law (NRL). Si tratta della più importante legge sul ripristino della natura mai promossa dall’UE, un punto di svolta tanto atteso quanto ambizioso per implementare azioni coese capaci di rispondere alla crisi climatica, rallentare la perdita di biodiversità e rispettare gli impegni internazionali assunti in materia di clima e ambiente. Mariasole Bianco, esperta di conservazione marina e Presidente di Worldrise, ha commentato il grande traguardo: “Questa legge ci riporta sulla giusta rotta per assicurare un futuro migliore per il nostro mare e per tutti noi che dipendiamo dalla sua salute ed è perfettamente in linea con il lavoro che con Worldrise stiamo portando avanti per la conservazione efficace di almeno il 30% dei mari italiani entro il 2030. Ad oggi, soltanto il 10% dei nostri mari è protetto e, di questa percentuale, solo lo 0,06% presenta una comprovata efficacia di gestione; c’è ancora molto lavoro da fare per tutelare il Pianeta Blu, ma se lavoriamo insieme possiamo farcela!”. L’obiettivo di questa legge è chiaro e, una volta adottato formalmente dal Consiglio Europeo ed entrato in vigore, sarà vincolante: ripristinare il 20% degli ambienti marini e terrestri europei entro il 2030 e quasi tutti gli ecosistemi degradati entro il 2050. L’Italia e gli altri Stati Membri, quindi, entro i prossimi due anni saranno chiamati a presentare dei piani efficaci e temporalmente ben delineati per ripristinare almeno il 30% di foreste, praterie, zone umide, fiumi, laghi e fondali marini, portandoli da scarse a buone condizioni entro il 2030, aumentando questa percentuale al 60 entro il 2040 e al 90% entro il 2050. Per gli ambienti marini si tratta di un’opportunità imperdibile, che può favorire un’azione combinata sia di ripristino attivo degli habitat chiave, come barriere coralline e prateria di Posidonia oceanica, sia di ripristino passivo, con misure volte a ridurre varie forme di inquinamento marino e minimizzare gli impatti delle attività di pesca distruttive.
Gli interventi legati alla Nature Restoration Law, infatti, possono ripristinare le aree di riproduzione e di crescita degli stock ittici, generando un beneficio a cascata anche per le zone circostanti, che si riflette in un miglioramento dei servizi ecosistemici garantiti dal mare per la nostra vita e per il benessere della società, in termini di risorse, regolazione, ma anche a livello culturale e di supporto.

Davide Mosca

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