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L’ultima volontà di Christo

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28/09/2020

Arc de Triomphe, Wrapped, l’eredità del grande artista scomparso

“L’arte è eterna, ma non può essere immortale” […] “Ma l’essere eterna non significa per nulla che sia immortale. Potrà vivere un anno o millenni, ma l’ora verrà sempre, della sua distruzione materiale. Rimarrà eterna come gesto, ma morrà come materia”.

Così dichiarava il Manifesto dello Spazialismo nel 1947, con parole ancora estremamente attuali se pensiamo alle opere del grande artista Christo e della moglie Jeanne-Claude. Di origini bulgare lui, e francesi lei, ma naturalizzati americani, per una vita hanno impacchettato monumenti, siti urbani e naturali, secondo uno stile inconfondibile nato da due menti visionarie che volevano cambiare il mondo, anche solo per la durata delle installazioni.

Ultima testimone di questo pensiero è un’opera ancora abbozzata (ma nei minimi dettagli), quella che potremmo chiamare l’eredità di Christo, che va a sommarsi a un immenso lavoro di cui ci restano solo i disegni e le fotografie. Sì, perché le opere di Christo non esistono più, a riprova che la bellezza è davvero effimera. Parliamo dell’“impacchettamento” dell’Arco di Trionfo di Parigi, che doveva aver luogo nel 2020 in concomitanza con una grande mostra al Centre Pompidou, ma entrambi sono stati rimandati al 2021 a causa del Covid-19.

L’improvvisa morte dell’artista, che segue quella della moglie nel 2009, ha posto un ulteriore arresto alla realizzazione dell’opera, ma non il suo annullamento. Christo, infatti, aveva espresso la volontà che il progetto proseguisse anche dopo la sua morte e il Centre des Monuments Nationaux di Parigi ha deciso di mantenere l’impegno. L’installazione sarà presentata al pubblico dal 18 settembre al 3 ottobre 2021 dopodiché sarà completamente smantellata.

L’annessa mostra Christo et Jeanne-Claude. Paris! celebrerà agli anni parigini del celebre duo della Land art (dal 1958, anno del loro incontro, al 1964, anno del trasferimento a New York) e in particolare si concentrerà sull’impacchettamento del Pont Neuf nel 1985. «Christo era un grande artista, capace di dare una nuova profondità al nostro quotidiano. Era un incantatore» – afferma Serge Lasvignes, presidente del Centre Pompidou – «una magnifica persona che riuniva audacia, determinazione e una profonda umanità».

L’opera Arc de Triomphe, Wrapped (Project for Paris, Place de l’Étoile-Charles de Gaulle), che avvolgerà l’iconica struttura monumentale in stile ‎neoclassico, risalente al XIX secolo, consisterà in circa 270mila metri quadrati di tessuto riciclabile blu/argento e 7.000 metri di corda rossa. L’intera operazione sarà finanziata dalla vendita di collage, schizzi, modelli in scala e studi per il progetto dello stesso Christo, senza ricevere finanziamenti pubblici o privati. Così come le altre celebri opere, l’Arc de Triomphe Wrapped si approprierà dello spazio reale usandolo come una tela a cielo aperto.

Il progetto per l’Arco di Trionfo non è recente, ma risale ai primi anni di frequentazione dei coniugi. Nati entrambi il 18 giugno 1935, Christo e Jeanne-Claude si conobbero a Parigi nel 1958, e tre anni dopo, nel 1961, iniziarono a creare opere d’arte negli spazi pubblici. Christo entrò a far parte della corrente artistica Nouveau Réalisme grazie ai suoi Objets Emballé, oggetti di uso quotidiano impacchettati con stoffa e filo, ispirati all’emblematica opera di Man Ray L’enigma di Isidore Ducasse: un oggetto dalla forma indefinita coperto e impacchettato, che introdurrà nella storia dell’arte l’elemento dell’ignoto. Dalla piccola stanza in affitto vicino all’Arco di Trionfo Christo fece i suoi primi studi sul monumento, tra cui, nel 1962, un fotomontaggio della struttura impacchettata vista da Avenue Foch.

In oltre cinquant’anni di carriera, trascorsi per gran parte con Jeanne-Claude, l’artista ha impacchettato tutto il mondo. Il primo edificio imballato, nel 1968, è la Kunsthalle di Berna, cui segue una torre medioevale a Spoleto. E sempre in Italia, nel 1973 impacchetta le mura aureliane di Roma (Wrapped Roman Wall), con la complicità di Guttuso.

Segue il leggendario Pont Neuf di Parigi nel 1985 e il Reichstag di Berlino nel 1995. E poi progetti ambiziosi come il nastro di nylon bianco che nel 1976 attraversò la California per 40 chilometri o Umbrellas, migliaia di ombrelli che invasero una valle del Giappone (1991). Ed è ancora fresco il ricordo di The Floating Pears, una serie di pontili realizzati sul Lago d’Iseo, una lunghissima passerella gialla che ha permesso a 1 milione e 300 mila persone di camminare sull’acqua.

Della sua opera Christo diceva: «Non voglio usare chiavi politiche, letterarie o religiose per parlare del mio lavoro. Il mio lavoro è la cosa in sé. Se vogliamo, è politica in sé. Avete idea di cosa può voler dire ottenere i permessi per impacchettare il Reichstag? Convincere Mister Kohl e tutto il Bundestag? Costringerli a votare qualcosa che non esiste ancora, se non nell’immaginazione? Questa è vera dimensione politica, non illustrazione della politica, ma pura visione politica».

Il Centre des Monuments Nationaux sarà dunque supervisore dell’installazione temporanea dell’Arco di Trionfo, secondo un format già collaudato in Gran Bretagna con la scultura Mastaba, che galleggiava sul Serpentine Lake a Londra, e parallelamente era accompagnata da una mostra su Christo e Jeanne-Claude nella vicina Serpentine Gallery.

La storia di Christo è strettamente legata a quella della moglie Jeanne-Claude, senza di lei non avrebbe potuto realizzare opere tanto fuori dall’ordinario, che richiedevano una lunga preparazione e molti permessi e autorizzazioni. Insieme hanno ridisegnato l’architettura urbana e del paesaggio, sempre con la finalità di sognare e far sognare, di ridisegnare il mondo anche se solo per qualche giorno, alla ricerca di quella libertà che avevano tanto inseguito e infine, raggiunto.

 

Nathalie Anne Dodd

Photo: Wolfgang Voltz

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