La storica band britannica è impegnata in una lunga serie di concerti tra il Regno Unito e gli Stati Uniti

L’addio è un trionfo. L’ultimo tour dei Genesis è un concentrato di energia che esalta il vasto esercito dei cari e vecchi fan. E succede nonostante tutto, a cominciare dalle condizioni di salute di Phil Collins. Perché il 70enne leader dei Genesis, formidabile batterista prima ancora di essere un cantante da centinaia di milioni di dischi venduti in tutto il mondo, è da tempo particolarmente provato fisicamente a causa di una lesione alla colonna vertebrale. Phil Collins canta quindi da seduto, in mezzo al palco, con accanto gli altri due Genesis superstiti: il tastierista Tony Banks, mente occulta e autore di alcuni dei pezzi più amati della band britannica, e il bassista e chitarrista Mike Rutherford. Sul palco anche lo storico turnista, il chitarrista Daryl Stuermer, e infine la grande novità di questo attesissimo tour che arriva dopo quello del 2007 culminato al Circo Massimo di Roma: Nic Collins, il figlio ventenne di Phil, anche lui batterista. E proprio come il padre, un vero mostro dei piatti e dei tamburi.

Annunciato prima della pandemia di coronavirus, l’ultimo tour dei Genesis, intitolato The Last Domino?, è cominciato nei giorni scorsi in Inghilterra dopo una serie di rinvii dovuti all’emergenza sanitaria. E la risposta dei fan, dai più anziani ai più giovani, è stata pressoché unanime: i Genesis, mostri sacri del rock progressive, sanno ancora stupire e mandare il pubblico in visibilio. Phil Collins, nonostante canti da fermo e abbia ormai abbandonato la batteria, si conferma come il grande trascinatore della band. E poi c’è la musica. Come sempre di altissimo livello, suonata alla perfezione dall’intero gruppo e trascinata dagli assoli alla tastiera di Tony Banks e dalle instancabili rullate di Nic Collins alla batteria.

Un tour, quello in corso, capace di mettere insieme i pezzi della lunghissima storia della band inglese. Non mancano per esempio i brani più amati dai fan. E cioè quelli dell’era di Peter Gabriel alla voce e di Steve Hackett alla chitarra solista, fuoriusciti dai Genesis rispettivamente nel 1975 e nel 1977, tra cui Firth of Fifth, Cinema Show, I know what i like, l’intro di Dancing with the moonlight knight, The lamb lies down on Broadway e Carpet Crawlers. Grande spazio, poi, è naturalmente dedicato alla storia successiva del gruppo, quella in cui ha visto Phil Collins come leader e cantante, con brani come Invisible Touch, Follow you Follow me, Mama, I can’t dance e molti altri.

In queste settimane i Genesis stanno girando in lungo e in largo il Regno Unito, da Birmingham a Manchester, da Leeds a Glasgow passando per Liverpool e Londra. Infine, un salto negli Stati Uniti e in Canada per una lunga serie di tappe nelle città più importanti dei due paesi, comprese New York, Washington, Chicago, Boston, Toronto e Montreal. E poi basta. A dicembre i Genesis diranno addio ai concerti dal vivo. Perché è vero che al titolo del tour (The Last Domino?) è stato aggiunto un punto interrogativo, ma è altrettanto vero che Phil Collins ha da poco annunciato che, per quanto gli riguarda, i concerti termineranno qui. La storia, in ogni caso, è stata già scritta da un pezzo.

 

Dario Budroni

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