Maria Lai. Tenendo per mano il sole
Una grande retrospettiva dedicata all’artista sarda, al MAXXI di Roma
“L’opera d’arte occupa un piccolo spazio, ma come l’atomo, può sconvolgere uno spazio immenso.” Maria Lai
Maria Lai (1919-2013) nasce ad Ulassai, in Sardegna, ma all’età di tre anni a causa della sua salute cagionevole i genitori la affidano agli zii, che vivono nella pianura di Gairo, con cui resterà fino all’età di nove anni. Dopo un breve rientro a Ulassai, si trasferisce a Cagliari dove studia in collegio con la sorella Giuliana. Nel 1932 si iscrive all’Istituto Magistrale, dove avrà come docente Salvatore Cambosu, con il quale instaurerà un profondo e duraturo rapporto di amicizia. Nel 1939 decide di stabilirsi a Roma per studiare al Liceo Artistico, dove segue le lezioni di Marino Mazzacurati, ma nel 1943, a causa della guerra decide di lasciare Roma, e si trasferisce a Venezia per frequentare l’Accademia di Belle Arti con Arturo Martini. Fuggita nel 1945 da Venezia, dopo un breve periodo a Verona torna in Sardegna, dove insegnerà all’Istituto Tecnico femminile di Cagliari e conoscerà Giuseppe Dessì. Espone diverse volte a Cagliari e poi, nel 1957 alla Galleria L’Obelisco di Roma; fino al 1961 riceverà notevoli successi e riconoscimenti sia a Roma che in Sardegna, ma poi, per circa dieci anni, sulla sua vita calerà il silenzio e si rifiuterà di esporre i suoi lavori.
La retrospettiva che il MAXXI dedica a Maria Lai si concentra su ciò che viene definito il suo secondo periodo, ovvero sulle opere che l’artista crea a partire dagli anni Sessanta e che ricomincia ad esporre solo nel 1971. “Questo perché – sottolinea Bartolomeo Pietromarchi, Direttore MAXXI Arte – è proprio da quel momento, sino alla sua scomparsa nel 2013, che sono presenti nel lavoro di Maria Lai, in maniera più evidente, molte delle istanze che ne fanno oggi un’artista estremamente attuale e che permettono di restituire alla sua figura una posizione centrale nella storia dell’arte recente”.
La mostra, a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Luigia Lonardelli, è realizzata in collaborazione con l’Archivio Maria Lai e la Fondazione Stazione dell’Arte, con il patrocinio del Comune di Ulassai e il sostegno della Fondazione di Sardegna. Sono esposti oltre 200 lavori, tra cui Libri cuciti, sculture, Geografie, opere pubbliche e i suoi celebri Telai, per raccontare nel modo più completo possibile la personalità di Maria Lai e i diversi aspetti del suo lavoro. In mostra anche alcune opere recentemente entrate a far parte della Collezione del MAXXI: Terra, 1984; Il viaggiatore astrale, 1989; Bisbigli, 1996; Pagina cucita, 1978 e Senza titolo, 2009, una rara Geografia su acetato.
“Nel 2019 – sottolinea Giovanna Melandri, Presidente della Fondazione MAXXI – abbiamo scelto di rivolgere particolare attenzione alle visioni artistiche femminili e non poteva, dunque, mancare un progetto legato a Maria Lai. Con questa mostra, infatti, rendiamo un tributo alla figura ed all’opera di una donna che ha saputo interpretare nel corso della sua carriera artistica infiniti linguaggi, sempre però nel solco della sua ricerca: rappresentare e reinventare con delicatezza e poesia tradizioni e simboli di una cultura arcaica, eterna e rivolgersi con forza ed immediatezza ai contemporanei”.
Tenendo per mano il sole è il titolo della mostra e della prima Fiaba cucita realizzata da Lai. Sia nel titolo che nell’opera sono presenti molti degli elementi tipici della ricerca dell’artista: il suo interesse per la poesia, il linguaggio e la parola; la cosmogonia delle sue geografie evocata dal sole; la vocazione pedagogica del “tenere per mano”. Non è una classica retrospettiva, ma piuttosto un racconto che non si attiene a vincoli puramente cronologici e asseconda un percorso biografico e artistico peculiare, caratterizzato da discorsi e intuizioni apparentemente lasciati in sospeso per poi essere ripresi molti anni più tardi.
La mostra presenta il poliedrico mondo di Maria Lai attraverso un’ampia selezione di opere, in buona parte inedite, e la fitta stratificazione di idee e suggestioni che ha caratterizzato il suo immaginario. Il percorso si snoda attraverso cinque sezioni, che prendono il nome da citazioni o titoli di opere, mentre nel sottotitolo vengono descritte modalità tipiche della sua ricerca; ogni sezione è accompagnata dalla voce di Maria Lai attraverso un montaggio di materiali inediti realizzati dal regista Francesco Casu. Un’ultima sezione documenta le opere di arte ambientale realizzate nel territorio e in particolare in Ogliastra.
La sezione Essere è tessere. Cucire e ricucire documenta le prime prove realizzate negli anni Sessanta, un decennio in cui decide di abbandonare la tecnica grafica e pittorica per dedicarsi alla sperimentazione con i materiali. Nascono così i primi Telai e le Tele cucite: oggetti funzionali del quotidiano legati all’artigianato sardo vengono privati della loro funzione pratica per essere trasformati in opere che dimostrano una fervida ricerca espressiva. Il filo rappresenta anche un’idea di trasmissione e comunicazione, Lai vede l’arte come strumento e linguaggio capace di modificare la nostra lettura del mondo, un’attitudine che le deriva dalla sua storia personale di insegnante e che si manifesterà in seguito nei Libri e nelle Fiabe cucite.
L’arte è il gioco degli adulti. Giocare e Raccontare raccoglie i giochi dell’arte creati da Lai, riletture di giochi tradizionali con cui ribadisce il ruolo fondante della creazione nella società. Il gioco è visto come mezzo per conoscere se stessi e per imparare a relazionarsi con l’altro, un’attività da non relegare al mondo dell’infanzia, ma da continuare a coltivare in età adulta. La sezione Oggetto paesaggio. Disseminare e condividere, racconta l’aspetto relazionale della pratica di Lai attraverso un ampio corpus di oggetti legati a un suo universo affettivo, tra cui sculture che simulano l’aspetto di un libro o di singole pagine, forme che richiamano manufatti del quotidiano, rivendicando però una propria inedita individualità.
Il viaggiatore astrale. Immaginare l’altrove raccoglie la serie delle Geografie, mappe astrali visionarie e fantastiche che delineano costellazioni, chimere e infiniti universi immaginari. La felice stagione delle opere partecipative è infine protagonista della sezione L’arte ci prende per mano. Incontrare e Partecipare.
Come Legarsi alla montagna (1981), considerato il primo episodio di Arte relazionale in Italia, è un intervento ispirato a un’antica leggenda, con cui Maria Lai riesce a coinvolgere tutta la popolazione del paese di Ulassai. La profonda convinzione del potere salvifico dell’arte, il tema del gioco ritenuto essenziale per la crescita di ideali per la collettività, l’arte come strumento, capace di far incontrare, immaginare, mettere in relazione: questo, e altro ancora, rende Maria Lai un’artista tra le più innovative della sua generazione, che ha saputo intercettare e interpretare agli albori meccanismi culturali alla base della società di oggi. Come nei telai e nelle tessiture a lei così care, i suoi fili idealmente tesi fra tradizione e contemporaneità hanno tracciato una fitta trama di relazioni tra le persone, contribuendo a un profondo cambiamento delle storie e delle identità personali, sociali e collettive.
Nathalie Anne Dodd
Maria Lai. Tenendo per mano il sole
MAXXI Roma
19 giugno 2019 – 12 gennaio 2020
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