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Mario De Maria al Museo Ottocento Bologna

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03/05/2024

Il centenario della morte di De Maria, 18 marzo 1924, trova la sua celebrazione in Ombra Cara, esposizione dei capolavori di Mario De Maria, Marius Pictor

Dal 21 marzo al 30 giugno 2024, 70 dipinti sono tra i protagonisti della dotta città, tra cui inediti e tele restaurate appositamente dal Museo Ottocento Bologna, provenienti da prestigiose istituzioni museali italiane quali Gallerie degli Uffizi di Firenze, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, Galleria d’Arte Moderna di Milano e da collezioni private nazionali e internazionali. Mostra che vanta il primato nell’investigazione artistica della conturbata esistenza dell’artista bolognese. Padre del Simbolismo italiano o Naturalismo spiritualista, e fondatore della Biennale di Venezia, prende parte al progetto Bologna pittrice | Il Lungo Ottocento | 1796 – 1915. Promosso dal Settore Musei Civici Bologna, il progetto coinvolgerà ben quindici sedi espositive plasmando un itinerario nella pittura bolognese dall’età napoleonica agli albori della Grande Guerra. Ombra cara si snoda in sette reparti narranti la vita di De Maria dagli esordi presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, sino alla morte nella medesima dotta cittadina. Il percorso prende vita direttamente dalle parole dell’artista tratte dalle lettere manoscritte spedite all’amico di lunga data Vittore Grubicy de Dragon, a oggi conservate presso l’archivio Grubicy del Mart di Rovereto e l’archivio De Maria conservato nella Biblioteca del Museo Correr di Venezia. Grazie a questo peculiare metodo di approccio, emerge la personalità dell’artista in perenne lotta contro se stesso e gli altri, anche se raffinato e onesto critico del suo operato puntualizza la curatrice Francesca Sinigaglia.
L’itinerario ha origine con la formazione accademica bolognese, per poi sfociare nell’esperienza romana con l’incomarabilr conoscenza di D’Annunzio rievocata dall’illustrazione dell’Isaotta Guttadauro. A seguire, l’analisi specifica del suo personale contributo alla fondazione della Biennale di Venezia, concessa dalle tele più celebri custodite dall’evento (dipinto La luna che torna sulla madre terra, 1903, della Fondazione di Venezia). Si tratta della sua presenza presso la Sala del Sogno e la grande personale del 1909, i legami con il Nord Europa e la pittura di Rembrandt. La quarta sezione è uno speciale dedicato allo sventurato decesso della figlioletta Silvia, con l’opera Ombra cara (1911-1914) eseguita dal collega e amico Vittore Grubicy de Dragon. La rassegna ha il suo epilogo nel rapporto tra De Maria e le città di Asolo e Bologna, con la serie dedicata alla Putredine della Casa di Satana e al mondo della letteratura con le narrazioni macabre della seconda metà degli anni dieci del Novecento.

Sibilla Panfili

Foto gentilmente concesse dall’ufficio stampa del Museo dell’Ottocento

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