Michele Pellegrino. Fotografie 1967-2023
Il Centro italiano per la fotografia CAMERA Torino inaugura la mostra visitabile fino al prossimo 14 aprile
Il Centro italiano per la fotografia CAMERA Torino inaugura la mostra “Michele Pellegrino. Fotografie 1967-2023” visitabile fino al 14 aprile 2024.
L’esposizione, curata da Barbara Bergaglio, è un’antologica che ripercorre l’intero percorso creativo del fotografo Michele Pellegrino, esplorando i confini che si celano dietro i silenziosi sentieri dei paesini di montagna tra esoterismo e natura.
Nato nel 1934 sotto le Alpi, a Chiusa di Pesio (Cuneo), Pellegrino è il fotografo della montagna, dei suoi paesaggi e soprattutto delle persone che abitano questi luoghi.
La sua attività fotografica – come ci racconta Mario Calabresi in un saggio che accompagna le opere esposte in mostra – inizia a oltre trent’anni, con le prime pubblicazioni sulla rivista “Fotografare”. Ma il vero punto di svolta arriverà una volta aver approdato nel libro dell’americano Paul Strand dal titolo: “Un paese”.
Il reportage di Strand realizzato tra gli abitanti di Luzzara – piccola comunità contadina sulla sponda romagnola del Po – lo ispira a documentare quello che ha vissuto. Michele Pellegrino iniziò così ad immortalare la meraviglia che si cela nella semplicità delle attività quotidiane dei borghi montanari. Descrivendo così la sua attività documentaristica: “Entravo nelle baite e ascoltavo, e poi scattavo. Non ho mai chiesto a nessuno di mettersi in posa e non ho mai usato il flash per una questione di rispetto. Ci voleva la mano ferma ma non mi è mai mancata”. Nel 1972 pubblica il suo primo libro, “Genti di provincia”, ma è con “Profondo nord” che trova la cifra della sua fotografia: “Una bella foto la può fare chiunque ma la differenza è mettere un po’ di foto insieme che raccontino una storia, che illuminino una vicenda umana”.
La mostra ripercorre la sua vita attraverso oltre 50 immagini, approfondendo sia il lato umano che professionale dell’artista.
Un artista che, all’interno di un’epoca dominata dalla velocità, si è saputo distinguere per la sua capacità di osservare silenziosamente persone e paesaggi.
Un autore che con pazienza e attenzione ha saputo cogliere da ciò che lo circondava “le cose che nessuno guarda”, intrappolando così nei suoi scatti l’essenza di queste misteriose atmosfere.
Viola De Colombi Bosetti